Aborto, 194: insieme per non tornare indietro
A distanza di 35 anni dalla sua approvazione, la legge 194, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza, nelle strutture pubbliche di fatto non è più garantita. La legge fu conquistata con tanto impegno e tenacia dalle donne negli anni 70, quando i mezzi di comunicazione non erano certamente capillari ed efficienti come avviene oggi. Ma quelle donne avevano la netta percezione di un diritto negato che portava molte donne che ricorrevano all’aborto alla morte perchè la sola scelta possibile era l’aborto clandestino che spesso per ragioni economiche veniva praticato con tecniche prive di igiene e sicurezza.
Non garantire oggi l’aborto equivale alla negazione di un diritto che la donna ha conquistato dopo anni di lotte e proteste.
La situazione attuale e’ frutto di un cammino lento e distruttivo che ha portato via via prima alla perdita di centralità dei consultori familiari, poi all’accorpamento delle strutture sanitarie, il tutto rispondente esclusivamente ad una logica economica che non può garantire il diritto alla salute.
Ciò che rattrista profondamente inoltre e’ constatare che in questi giorni numerose si susseguono le dichiarazioni, gli articoli, le interviste, le interrogazioni parlamentari, messaggi su Facebook di fronte ai dati sia del numero di obiettori di coscienza che di aborti clandestini; a muoversi sono sempre e solo le donne!
Ancora, nel 2013 le donne si rimboccano le maniche e nonostante i mille impegni (perché finalmente rispetto al ’78 un numero maggiore di donne ha impegni in politica, nelle istituzioni, nel sindacato si mobilitano per ritornare ad una situazione di civiltà.
La conquista della legge sull’aborto – e’ giusto ricordarlo – è una lotta per la vita in quanto garantisce alle donne che devono ricorrere all’ivg di non rischiare la propria vita, è una conquista di un paese civile che invece fa finta di non vedere i medici che in maniera illecita si arricchiscono sugli aborti clandestini, di un paese che invece si dovrebbe interessare di più alla prevenzione e all’educazione sessuale, potenziando quelle strutture come i consultori e indirizzare l’attività degli operatori nelle scuole.
Le donne di Napoli e della Campania, dei movimenti, delle Associazioni, dei Sindacati, dei Partiti si stanno mobilitando per una campagna informativa sia sui posti di lavoro che attraverso i social network per far conoscere e diffondere lo stato di arretratezza in cui versano le strutture sanitarie in Campania . Su questo tema sarà presentato un ordine del giorno al Consiglio Regionale affinché il Presidente Caldoro metta in atto tutte le misure per ripristinare un diritto negato: quello all’interruzione volontaria di gravidanza. Sarà inoltre prevista una mobilitazione delle donne e degli uomini.