Aborto: il ritorno al passato della Spagna di Rajoy
Il governo conservatore di Mariano Rajoy ha approvato il 20 dicembre scorso un progetto di legge che rende l’aborto non più un diritto, ma un reato depenalizzato in alcune circostanze.
In sostanza, se la legge in tema di aborto promossa dall’attuale ministro della giustizia Alberto Ruiz-Gallardo, 55 anni, esponente del Partito Popolare nel governo conservatore del primo ministro Mariano Rajoy dovesse venire approvata dal parlamento, in Spagna non sarà più legale abortire tranne che in alcuni casi particolari.
La legge di fatto che così formulata rischia di essere una vera e propria eccezione in Europa, andrà a modificare quella approvata nel 2010 dalla maggioranza progressista di José Luis Rodriguez Zapatero, che rese sul tema in questione la legislazione spagnola all’avanguardia in Europa.
Se il progetto del governo Rajoy dovesse essere approvato dal Parlamento i diritti di autodeterminazione della donna, conquista ottenuta dopo oltre un secolo di battaglie, rischierebbero di essere calpestasti.
L’aborto non avrebbe conseguenze penali per la donna (ma non si specifica se siano previste sanzioni amministrative), mentre costituirebbe reato per i medici che violino la legge. Con questo provvedimento legge viene introdotta la possibilità di obiezione di coscienza per i medici e i professionisti che prescrivono l’interruzione della gravidanza non potranno lavorare nei luoghi dove sarà poi effettuata.
Attualmente in Spagna l’aborto è un diritto della donna fino alla quattordicesima settimana di gravidanza e può essere effettuato fino alla ventiduesima, nel caso in cui il feto abbia gravi deformità. Se la proposta di legge dovesse entrare in vigore, le condizioni di salute del feto non saranno più ritenute una ragione sufficiente per giustificare l’aborto. Il termine viene elevato a 22 in caso di “grave pericolo per la vita o la salute della donna”, rischio di gravi anomalie per il feto, o infermità estremamente gravi e incurabili.
Quello che sta accadendo nelle ultime settimane in Spagna è un fatto gravissimo che comporterebbe la rinuncia a poter scegliere consapevolmente se essere madre, favorendo in questo modo il rischio di sostituire un aborto sicuro e legale con un illegale e clandestino. Un ritorno al passato alla Spagna che alla vigilia delle elezioni europee di Maggio rischia di essere un unicum in termini di diritti in Europa.
Chiediamo che in Spagna siano rispettati i principi della dichiarazione di Pechino del 1995 che ha sancito i diritti fondamentali e universali della donna, e chiediamo anche che sia rispettato il diritto della donna di decidere liberamente e responsabilmente della propria vita e se essere madre. Per questa ragione facciamo appello agli eurodeputati, ai membri dell’Unione europea, ai governi, così come alle istituzioni europee, di sostenere i diritti e condannare la legge proposta come un atto contro la creatura umana.
Chiediamo anche ai nostri colleghi delle differenti giovanili europee di sostenere questa battaglia e difendere i diritti di donne, perché i diritti non hanno colore politico.