Beato il paese che non ha bisogno di Travaglio
di Andrea Pisauro.
Londra. School of Oriental and African Studies, la più radicale delle università d’elite della capitale britannica. La sala è strapiena (c’è pure la lista d’attesa).“Should I stay or should I go now?” si chiedevano i Clash e ci chiediamo noi giovani italiani emigrati in cerca di fortuna e opportunità. Si parla di ‘brain drain’, fuga di cervelli e c’è un solo ospite, per un one-man-show pomeridiano di un’ora: Marco Travaglio.
Che non sia proprio un cervello in fuga a trattare il tema della fuga dei cervelli se lo chiede anche la bionda in prima fila, alla quale Travaglio, con sincero candore risponde che è a Londra per un suo spettacolo e che non sarebbe venuto apposta per questo dibattito. Del resto lui di brain drain ne sa meno di noi che lo ascoltiamo, e allora è meglio spendere un’oretta di domande e risposte (le solite?) sull’Italia e i suoi problemi.
Alzo la mano allora, come a scuola, e ignorato una prima volta è lo stesso Travaglio che sceglie di darmela al secondo giro, correggendo la traduttrice (Travaglio non mastica l’inglese of course). Le domande sono due, ma non è della prima che vi voglio parlare. In fin dei conti, che l’attenzione del Fatto Quotidiano per la comunità italiana in UK fosse dettata dal fatto che la comunità italiana in UK legge in massa il Fatto Quotidiano, era prevedibile, e non c’era bisogno di tirare in ballo improbabili ideali europeisti. E’ la seconda che mi bolle dentro. Why is that? Perchè quella sala piena? Perchè tutte quelle ragazze e quei ragazzi venuti a sentir parlare di fuga dei cervelli in cerca di opportunità uno che fa il suo lavoro nel suo paese e di opportunità ne ha avute quante ne voleva, e di lavoro fa quello che gli piace.
Travaglio resta un filo interdetto. Si guarda intorno e poi guarda noi, prova a sfuggire (“questo me lo dovete dire voi”) lasciandomi lo sfizio di ripetere due volte la domanda al Grande Inquisitore che prova a evaderla. Tutto molto british!
Pero’ a essere tenaci si raccolgono soddisfazioni (davvero, nella vita bisogna sapere intignare!) e cosi Travaglio e’ costretto ad ammettere che non ne ha idea. Ci penso. E’ uno scoop? E’ Travaglio che ha seri problemi di consapevolezza? Sta a fa’ er modesto? Mi torna in mente Trilly Campanellino, la fatina di Hook Capitano Uncino che gli dice: “Peter, ma tu davvero non sai chi sei?”.
Ma non vedo pirati intorno a me. Vedo ragazzi, a giudicare dalle facce, studiosi e preparati, tendenzialmente di sinistra, con la testa ancora un po’ in Italia, se gli dobbiamo trovare un difetto (lo e’?).
E non sono venuti per “curiosità”, no caro Marco. Sono venuti per quello che rappresenti, per le tue “battaglie”, perchè “tutti ti hanno attaccato”, perchè sei “l’unico che dice le cose come stanno”, perchè scrivi la “verità”. Perchè il tuo lavoro di giornalista, ben fatto, Marco, per carità (e pero’ alle volte ricordatelo che la parola dei magistrati non e’ la parola del Signore e che qualche riscontro in piu’ ogni tanto, non sarebbe male) ha creato un eroe. Anzi un supereroe. Sei er Batman de noantri. Combatti con la tua penna puntuta le miserie, le menzogne, le immoralità della classe “dirigente” italiana. E magari non lo facessi solo con la penna, si sente dire (“Travaglio e Santoro sarebbero in grado insieme di cambiare le cose” sic!). Per questo la sala e’ piena, Marco. Non ci credo che non lo sai.
Intendiamoci, serve che qualcuno lo faccia, che racconti i fatti e non solo le opinioni (per quanto non c’è racconto senza interpretazione). Il rischio e’ che pero’ a celebrarti come eroe (beato il paese che non ne ha bisogno del resto) si potrebbe finire a prendere un po’ troppo sul serio quello che dici. Eh si, perchè ne fai di sfondoni. Gravi eh.
Come quando alla domanda su chi sia l’Hollande italiano dici che all’Italia servirebbe invece una Merkel o un Sarkozy, che il problema e’ la classe dirigente corrotta ma un governo tecnico con una maggioranza tecnica si’ che riuscirebbe a fare qualcosa di buono per modernizzare l’Italia (ci risparmi di nominare le riforme strutturali). O quando dici che Bersani e Renzi la pensano uguale e azzardi pure che sarebbe meglio che vincesse Renzi perchè “farà le stesse cose, ma almeno e’ nuovo, e’ “interessante” (bello, la politica come un varietà, l’importante e che ci si diverta!).
O peggio ancora quando ti cimenti nel mega spottone su Grillo dicendo che 100 deputati a 5 stelle in parlamento farebbero uscire fuori prima vicende come quelle dei bilanci regionali, “che non si può sempre aspettare la magistratura” (dimenticandoti di aggiungere che non servono i grillini per questo, bastano i radicali che pubblicarono online i bilanci dando inizio allo scandalo).
Non c’è analisi della crisi, non c’è critica all’austerita’ o al modello di sviluppo, non c’e’ modernita’ di pensiero nelle tue parole caro Marco. C’è la solita visione tecnicista e efficientista di chi pensa che modernizzare un paese significhi ridurne il debito pubblico, che ignora le ragioni del conflitto sociale perche’ troppo impegnato a combattere il conflitto morale.
E allora forse, piu’ che di un eroe abbiamo bisogno di buon giornalismo e di buona politica e che ognuno faccia bene il suo lavoro. Per il primo puo’ andare bene Travaglio, per la seconda meglio guardare altrove!
PS complimenti alle ragazze e ai ragazzi delle Italian Society che hanno organizzato questo come altre iniziative!