Cambiano i Governi e giovani sfigati restano…
di Marianna Panico.
Mi presento, Marianna Panico, classe 1972, “sfigata” dell’anno 1990.
Per vent’anni la classe politica, amministrativa, economica e professionale ci ha venduto un paese in declino. Era l’unica parola che si riusciva ad associare all’Italia degli ultimi vent’anni. Il ciclone di Tangentopoli, la fine della democrazia cristiana, la caduta del muro de Berlino che spazzò via ideologie e partiti comunisti d’Europa, si portò via pure il futuro di un intera classe di giovani, completamente depotenziati dalle circostanze storiche. Oggi li possiamo tranquillamente definire sfigati, tanto non hanno reagito allora, non reagiranno adesso che tutto è perduto.
Stiamo parlando di un’intera generazione che è cresciuta con la percezione di una realtà di immobilità e sistematica decadenza dei sistemi economici, strutturali, sociali e politici, senza nessuna controproposta concreta di rilancio possibile. L’unica “speranza” offerta a questo ventennio e ai suoi “giovani” è stato il falso sogno liberale di Berlusconi.
I “giovani” hanno chiesto con forza il ricambio generazionale, e per vent’anni, loro, i “vecchi” hanno risposto, ciechi e sordi, che con più soldi e con più figli si poteva combattere la stagnazione e l’invecchiamento della popolazione. E intanto, l’invecchiamento aumentava, con gli stessi giovani che hanno dopo anno sfiduciati, vedevano scorrere il proprio tempo e svanire le opportunità.
E intanto, invece dei consumi, cresceva la sfiducia nella classe dirigente politica e amministrativa, e si perdeva di coesione sociale.
Oggi, anno 2012, con un governo di puri tecnici, la politica esautorata dal suo ruolo, ed un paese bloccato nel tira e molla tra necessità di riforme e più Europa e la strenua lotta di resistenza dagli interessi corporativistici e di classe duri a morire, chi restituisce agli sfigati degli anni 90 questi vent’anni?.
Questa è la vera questione generazionale. Questo è il vero nodo.
I giovani di vent’anni fa hanno subito le corporazioni di vario genere nel mondo delle professioni, le nicchie inaccessibili di potere pubblico, sono stati mortificati da ogni forma di selezione meritocratica, sono stati corrotti dal consolidato esercizio del potere di nomina, hanno chiesto “il favore”. In fondo il “favore” di vivere una vita dignitosa. La verità è che siamo tutti colpevoli, noi ex giovani che non ci siamo ribellati perché troppo vicino era il ricordo degli anni di piombo nei nostri genitori, perché era troppo forte la struttura economico – imprenditoriale familistica, assistenzialista e conservativa del provincialismo italiano, e loro, i “vecchi” che insieme a tutta la politica che si sono contrapposti di fatto al ricambio generazionale e alle riforme progressiste dal sapore di futuro.
Noi sfigati, siamo oggi la testimonianza di quello che avrebbe potuto essere e non è stato, tornare indietro non si può, ormai abbiamo le nostre piccole carriere di giovani quarantenni, i nostri figli belli, le famiglie che amiamo, i sogni dirottati all’interno delle nostre singole vite.
Questo ci ha salvato, ma non ha fatto bene al Paese.
Ed è questo il monito, ormai non è più tempo di tergiversare, il Paese ha bisogno di una profonda trasformazione, di interventi legislativi che attraversino tutto il territorio nazionale come una sferzata e tutta la società italiana come un risveglio. Interventi che per modernizzare il Paese, senza mai più sfigati, devono presupporre una vera e leale alleanza tra le generazioni che permetta l’affiancamento e l’avvicendamento all’attuale classe dirigente di una nuova, più giovane, determinata e dinamica.
Se lo slogan per il futuro deve essere mai più sfigati, allora devono essere rimosse le cause di marginalizzazione dei giovani nei settori della finanza, della politica, delle professioni, dell’università, ecc. ,
I “giovani”, veri riformatori per natura, in Italia, non devono essere più svuotati del loro entusiasmo appena affacciati alla società civile.