Che senso ha iscriversi al PD?
Le recentissime polemiche riguardanti il congresso del Partito Democratico (aperto ai soli iscritti? aperto agli elettori/elettrici? con divieto di accesso a sensi alternati?) meritano un chiarimento sullo status quo, ovvero su quell’ultimo statuto modificato dall’Assemblea Nazionale il 6 ottobre 2012 (fu approvata una norma transitoria – art. 47 – che, sospendendo il comma 8 dell’articolo 18, permise la candidabilità alle primarie di coalizione sia per Renzi che per Puppato) e sul regolamento che definisce le norme relative all’elezione del segretario nazionale.
Lo Statuto prevede che “il Partito Democratico è un partito federale costituito da elettori ed iscritti” (art.1.1) e che “[…] è aperto a gradi diversificati e a molteplici forme di partecipazione. […]vengono identificati due soggetti della vita democratica interna: gli iscritti e gli elettori” (art. 2.1).
Gli iscritti e gli elettori hanno diritti e doveri, analizziamoli quindi con attenzione.
Gli iscritti hanno il dovere di sostenere economicamente il partito (attraverso le tessere), favorire l’ampliamento dei tesserati, rispettare lo statuto.
Gli elettori/elettrici hanno il dovere di favorire l’ampliamento del consenso al partito ed essere coerenti con i principi del partito dal momento della sottoscrizione all’Albo degli elettori.
Gli iscritti hanno il diritto di partecipare all’elezione diretta dei Segretari e delle Assemblee ai livelli territoriali inferiori a quello regionale; partecipare alle primarie; partecipare alla formazione della proposta politica del partito; avere sedi permanenti; avanzare la propria candidatura per gli organismi dirigenti ai diversi livelli e per incarichi istituzionali.
Gli elettori/elettrici hanno il diritto di partecipare all’elezione diretta dei Segretari e delle Assemblee al livello nazionale e regionale; partecipare alle primarie; avanzare la propria candidatura a ricoprire incarichi istituzionali; prendere parte alle assemblee dei circoli.
La domanda sorge spontanea: che interesse dovrebbe avere allora una persona per iscrivesi al PD?
A una prima, rude, analisi sembra che il PD favorisca la partecipazione degli “elettori” piuttosto che degli iscritti: questi ultimi sono tenuti al pagamento della tessera, mentre un “semplice” elettore può farsi eleggere nelle file del partito e non essere mai chiamato a sostenere economicamente lo stesso; gli iscritti hanno il diritto di eleggere i propri delegati a livello locale e provinciale, mentre devono “affidare” il proprio voto per l’elezione del segretario nazionale ai delegati provinciali, mentre gli elettori hanno diritto di voto diretto per l’Assemblea Nazionale.
Non può essere vero!
Allora rileggendo lo Statuto (art. 2. 2) evinco che all’iscritto è chiesto di sottoscrivere non solo lo Statuto, il Codice Etico, il Manifesto e l’Anagrafe, ma anche l’Albo degli Elettori, così l’ Iscritto è a pieno titolo anche Elettore, prendendo su di sè tutti quei diritti che in prima analisi gli sembravano negati.
Ah ecco!
Procedo quindi alla lettura del regolamento.
Il regolamento per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale è stato approvato il 26 giugno 2009. La trafila per arrivare alla Convenzione (Congresso) Nazionale è lunga e perigliosa: partendo dai circoli territoriali e passando per le Convenzioni provinciali (in questi due primi step il diritto di voto è unicamente degli iscritti) si arriva alla nomina dei 1000 delegati che parteciperanno al congresso nazionale. Qui si elegge l’Assemblea Nazionale (le liste elettorali sono legate ai candidati segretari) che nominerà poi il Segretario Nazionale. Ma qualcosa di nuovo non quadra: alle elezioni sono ammessi (art. 9.8 dello Statuto) sia i cittadini iscritti all’Albo degli elettori che quelli all’Anagrafe degli iscritti. Dunque, per farla breve, stando allo Statuto, l’Assemblea Nazionale (che vota per il segretario) è potenzialmente elegibile da tutto il “popolo delle primarie” e non esclusivamente dalle delegazioni che compongono la platea congressuale.
C’è qualcosa che non torna nella logica di questo regolamento e nello statuto sul quale si fonda: se gli “iscritti” sono anche “elettori”, a che servono i 1000 delegati? A che serve fare i congressi di circolo e poi quelli provinciali? A che servono le commissioni?
Considerando in ultima analisi che gli “elettori non iscritti” (che non hanno alcun obbligo serio nei confronti del partito) con soli 2 euro possono potenzialmente decidere la linea politica del partito, che senso ha iscriversi al PD?