Mario Chiesa: il primo arresto di Tangentopoli
Con l’arresto di Mario Chiesa inizia Tangentopoli
Lunedì 17 febbraio 1992, ore 17,30. Un imprenditore di 32 anni, Luca Magni, si presenta in via Marostica 8 a Milano nell’ufficio di Mario Chiesa, esponente del PSI milanese e presidente del Pio Albergo Trivulzio. Magni è titolare di una piccola impresa di pulizie, la Ilpi di Monza, che lavora anche per il Trivulzio, e deve consegnare al presidente dell’istituto una tangente di 14 milioni di lire per ottenere un appalto da 140 milioni. Mario Chiesa non sa che quel lunedì pomeriggio darà il via al più grande scandalo giudiziario della storia italiana.
Qualche giorno prima, infatti, Luca Magni si è presentato spontaneamente alla caserma dei carabinieri di via Moscova per denunciare il giro di tangenti del Pio Albergo Trivulzio. Ascoltata la sua deposizione, il capitano Zuliani decide di fissare un appuntamento con un giovane magistrato con cui lavora: Antonio Di Pietro che a sua volta organizza un blitz per cogliere in fragranza di reato Mario Chiesa.
Alle 18 in punto Mario Chiesa riceve nel suo ufficio Luca Magni che nel taschino della giacca ha una penna microspia e stringe nella mano una maniglia che nasconde una telecamera. Dopo aver intascato la mazzetta, il presidente del Pio Albergo Trivulzio esce dal suo ufficio ma viene subito intercettato dai carabinieri in borghese. Solo a quel punto Mario Chiesa capisce di essere caduto in trappola: «Questi soldi sono miei», azzarda. «No, ingegnere, questi soldi sono nostri», gli replicano gli uomini in divisa. In un ultimo disperato tentativo di salvarsi, Chiesa cerca di liberarsi della tangente gettandola nella tazza del gabinetto, senza sapere che la sera prima tutte le banconote erano state “firmate” da Antonio Di Pietro e dal capitano Zuliani.
La notizia dell’arresto di un esponete politico conquista subito le prime pagine di tutti i quotidiani e di tutti i telegiornali. Intervistato al Tg3 Bettino Craxi, leader del PSI, nega con forza l’esistenza della corruzione a livello nazionale, definendo Mario Chiesa un mariuolo isolato, una “scheggia impazzita” dell’altrimenti integro Partito Socialista che “in cinquant’anni di amministrazione a Milano, non aveva mai avuto un solo politico inquisito per quei reati”.
Nel frattempo rinchiuso nel carcere di San Vittore, Mario Chiesa in un primo momento non confessa, ma poi messo alle strette da Di Pietro che aveva scoperto e messo sotto sequestro due suoi conti svizzeri, rivela che il sistema delle tangenti è molto più esteso di quello che si possa immaginare. Secondo le sue dichiarazioni a Milano e in tutta Italia la tangente era diventata una sorta di “tassa”, un sistema che coinvolgeva politici e partiti di ogni colore, specialmente quelli al governo come la DC e il PSI.
E’ questo il primo atto dell’inchiesta comunemente nota come Manipulite che porterà alla fine della Prima Repubblica e all’arresto di quasi tutti i suoi principali esponenti.
Mario Chiesa e Luca Magni oggi
Scontata la pena, Mario Chiesa si riavvicina all’ambiente politico partecipando a convegni pubblici della Compagnia delle Opere, associazione imprenditoriale legata a Comunione e Liberazione. Il 31 marzo 2009 viene arrestato di nuovo, con l’accusa di essere stato il collettore delle tangenti nella gestione del traffico illecito di rifiuti nella Regione Lombardia. È stato definito “L’uomo del 10%” in quanto avrebbe avuto la capacità di far lievitare i costi di smaltimento dei rifiuti di un decimo rispetto al valore raggiunto a fine gara.
Dopo tre anni quel lunedì del 1992, Luca Magni decide di darsi alla politica. Nel 1992 si presenta come capolista indipendente per il Msi alle elezioni comunali di Monza e dal 1997 al 1999 è eletto consigliere di Forza Italia di cui né stato Assessore alla Cultura per tre anni. Nel 1995 la sua società di pulizie fallisce per debiti e oggi amministra una piccola impresa di pulizie.