Cos’è il cuneo fiscale
Il governo Renzi si propone una riduzione del cuneo fiscale… “cuneo fiscale”, si proprio quello che per anni nei diversi governi che si sono succeduti è stato descritto come il problema dell’Italia.
Ma cos’è il cuneo fiscale?Cerchiamo di capirne di più.
Il cuneo fiscale è la somma delle imposte (dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i dipendenti (e i liberi professionisti), è la differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda e quanto lo stesso dipendente incassa, netto, in busta paga. In Italia questa differenza è molto alta.
Secondo l’analisi Istat significa che per ogni 100 euro pagati dall’azienda, la redistribuzione netta in busta paga del dipendente è 53,8 euro. L’OCSE nell’annuale rapporto sul prelievo fiscale e sui salari (dati aggiornati al 2006), ha calcolato che in Italia l’incidenza percentuale sul costo del lavoro delle tasse personali sul reddito e dei contributi sociali a carico del lavoratore e delle imprese si attesta al 45,20% collocando l’Italia al settimo posto tra i 30 Paesi OCSE, dopo Belgio, Germania, Ungheria, Francia, Svezia, Austria. Nei paesi OCSE il cuneo fiscale oscilla tra le percentuali superiori al 50% di Belgio, Germania, Francia e Ungheria e quelle inferiori al 19% di Messico e Corea. Negli Stati Uniti, è pari al 29,1%.
Quindi anche se calcolati in modo leggermente diverso (l’OCSE inserisce nei calcoli anche IRAP, TFR e INAIL), i due dati sono molto vicini e confermano l’Italia tra i primi posti in Europa. Nella sostanza il valore del cuneo in Italia risulta in linea con la Francia e la Germania, che hanno una struttura del welfare simile al nostro.
Una riduzione del cuneo fiscale trova, in teoria, tutti d’accordo: è chiesta da aziende e lavoratori, dai sindacati e da Confindustria. Questo perché, come spiega il Sole 24 Ore, «è il modo più veloce per riacquistare competitività, beneficiare della crescita della domanda estera» e aumentare il potere d’acquisto delle famiglie facendo arrivare più soldi nelle buste paga, cosa che nel medio periodo dovrebbe portare anche a una maggiore domanda interna. Senza contare che rendere le assunzioni meno onerose per le aziende dovrebbe aumentare occasioni e opportunità per chi sta cercando lavoro.
Come abbiamo visto nel grafico, esistono altri paesi con un cuneo fiscale simile al nostro ma essi continuano a crescere e hanno una domanda interna elevata, quindi una sua riduzione renderebbe l’Italia più attraente per quelle imprese che vogliono delocalizzare.
Il problema del nostro paese non è imputabile solo al cuneo fiscale, ma ci sono una serie di elementi da considerare come per esempio , il costo dell’energia inferiore almeno del 30%, l’accesso al credito più facile ed un burocrazia più efficiente, quindi si dovrebbe intervenire in maniera più organica per farci uscire dalla palude.