Dalla “questione socialista” alla Questione della Sinistra
Di Elio Ceglie
Per la prima volta si pone in Italia quella che possiamo chiamare la Questione della Sinistra. Diciamo che è una “prima volta” in quanto la condizione di indeterminatezza e incertezza politica ed ideale in cui si trova la Sinistra oggi, ha assunto una forma totale mai conosciuta. Neppure ai tempi del crollo del Muro e le forti tensioni che si scatenarono nella Sinistra italiana, nei rapporti tra i comunisti e i socialisti e soprattutto all’interno del PCI, quella rivoluzione epocale ebbe l’effetto di scardinare gli assi portanti delle “ragioni” della Sinistra italiana, che tutto sommato uscì rafforzata da quella tempesta, ancorchè irriducibilmente divisa tra le “ragioni” del socialismo riformista ed europeo e le ragioni della “via italiana al socialismo” da trasformare ma non revisionare. Revisionismo e trasformismo si confrontarono e si scontrarono, dando luogo a una lunga storia di contraddizioni, convulsioni e sconfitte e che si sta concludendo assai mestamente in questi tempi recenti.
Possiamo dire, con un metro di giudizio più storico che militante, che la mancata socialdemocratizzazione della Sinistra italiana, cioè la piena e consapevole occidentalizzazione della sua cultura e prassi politica (che è stato un sogno a lungo coltivato da De Gasperi a Moro, da Saragat a Craxi) ha portato la Sinistra italiana a perdersi in un anonimo e pasticciato sincretismo liberal-sociale, di cui non c’è traccia in nessun luogo d’Europa e d’Occidente. Il rifiuto consapevolmente e organicamente organizzato dal post-comunismo italiano di entrare nel circuito del socialismo europeo, non passando dalle sue burocrazie ma dalla porta principale della storia del socialismo democratico, assieme con l’idea di rifondare la Sinistra dopo l’89 con la semplice rimodulazione di tutti gli elementi della propria tradizione e il recupero dell’intero sistema ideologico prodottosi in seguito al “compromesso costituzionale” (dall’alleanza con i cattolici alla esaltazione della propria “diversità”, dal rapporto egemonico a Sinistra alla “questione morale” come criterio di discriminazione politica) ha bruciato sistematicamente tutte le ipotesi rifondative. Per queste ragioni si può affermare che non c’è più una Questione socialista in Italia ma all’ordine del giorno si pone la Questione della Sinistra da ripensare. Quest’ultima questione si pone perché è venuta meno la prima? Non è solo un punto di domanda ma dovrà essere per molti di noi la chiave d’ingresso nel dibattito che si è appena aperto.
Oggi la Sinistra in Italia non è “plurale”, è a pezzi. Meglio a frammenti: dalla Sinistra “liberal” a quella antagonista, dalla indignazione di massa del grillismo al banchiere e tecnocrate “democratico”, dal cattolico integralista al laico puro, dal “democrat” neo-kennediano al socialista europeo. Il prossimo congresso del PD sarà l’arena di lotta delle Sinistre. Le squadre si stanno preparando a dare battaglia e tra queste c’è la squadra del gruppo di Repubblica. Il suo direttore, Ezio Mauro, con un editoriale del 30 aprile scorso ha “dato la linea”. La linea è quella, per intanto, della linea di demarcazione tra Destra e Sinistra: “nelle differenze culturali sta il bene del paese” (con queste parole si lancia la campagna congressuale). Per Mauro la Sinistra ricompone la propria immagine nella misura della esatta identificazione dell’avversario (la Destra berlusconiana) e del terreno di scontro (la Costituzione e la difesa del “sistema” ideale-ideologico che la sorregge). L’identificazione della Destra, la denuncia del suo sovversivismo anti-costituzionale e la collocazione della Sinistra a difesa del perimetro costituzionale, sono sufficienti a garantire lunga vita sia all’Italia sia alla Sinistra, sia alla democrazia e sia a quel blocco sociale e politico che, pur nella evoluzione della composizione interna, ha rappresentato le varie anime della sinistra (dalla sinistra cattolica, alla sinistra “terza”, alla sinistra ex-comunista) e la sua egemonia sul Paese.
Per questi motivi pensiamo che il “pezzo” del direttore della Repubblica sia importante. Quel blocco va riproposto come Sinistra di governo oppure va riorganizzato dentro una prospettiva di superamento della ideologia italiana , cioè l’ideologia della democrazia “organica” e per una democrazia dell’alternanza.
Sino ad ora a Ezio Mauro hanno risposto Emanuele Macaluso e Rino Formica. Riteniamo utile che altri intervengano.