Megatruffa Deiulemar (atto secondo)
di Angelo Leopardi.
Avevamo già discusso della questione Deiulemar a Torre del Greco, in un articolo pubblicato ai primi del mese di Aprile. Nel frattempo la questione ha avuto una serie di evoluzioni, peraltro riprese dalla cronaca anche nazionale, ma che inducono a una serie di riflessioni.
In sintesi ai primi di Maggio è stato decretato il fallimento della società armatoriale, fatto che ovviamente peggiora la situazione degli obbligazionisti, visto che non sono creditori privilegiati. Immediatamente dopo c’è stata la morte dell’ex Amministratore Delegato della Deiulemar, il capitano Iuliano, seguita da fatti riprovevoli da qualsiasi punto di vista essi si guardino, come la vandalizzazione della tomba. Il tutto per arrivare a episodi meno eclatanti, ma comunque significativi del clima che si è creato, come la rimozione, ad opera di manifestanti alla luce del sole, della targa della strada intitolata a uno dei fondatori della Deiulemar, o al tentato assalto in chiesa alla figlia di uno dei soci, che stava facendo la cresima.
Per completare il quadro occorre ricordare come a Torre del Greco, che è pur sempre la quarta città della Campania, vi siano state le elezioni Comunali che hanno visto, un po’ a sorpresa, la vittoria di un candidato sostenuto da una ampia coalizione (dall’UDC a SEL) contro il sindaco uscente, che era sostenuto dal PDL e dai suoi alleati. A questo risultato parrebbe aver contribuito la vicenda Deiulemar, visto che il sindaco uscente era stato accusato di vicinanza ai soci.
Questi i fatti, passiamo alle considerazioni.
La vicenda delle obbligazioni Deiulemar, in buona parte illegali, ha scoperchiato un sistema che, se da un lato consentiva agli obbligazionisti buoni guadagni, dall’altro nascondeva al fisco una notevole fetta di questi proventi e, cosa ancor più grave per l’economia della città del corallo, drenava anche quei capitali che avrebbero potuto avere impieghi differenti e, in particolare produttivi. Una vicenda, quindi, che sintetizza bene lo stato dell’economia del Meridione italiano, stretta fra il rachitismo dei capitali e l’evasione fiscale di massa.
Inoltre l’isteria personale e collettiva che ha accompagnato l’intera storia, compresi i riprovevoli episodi che ho citato sopra, è probabilmente più preoccupante di quello che si possa pensare. Perché fatti come lo sfregio della tomba di un presunto truffatore, o l’aggressione a una ragazzina colpevole solamente del proprio cognome, mettono bene in evidenza il sovvertimento della scala dei valori, con il denaro sempre e comunque al primo posto. Certo è che la Crisi Economica, con i suoi riflessi a livello nazionale e locale, ha aggravato la percezione di insicurezza generale e incrementato le preoccupazioni, a torto o a ragione, per la propria personale situazione finanziaria.
Tutto ciò dovrebbe far riflettere i governi nazionali e locali, perché fenomeni come quelli che ho descritto, lungi dall’essere semplici “colpi di testa”, sono la spia di un malessere ben più profondo, che può portare fino alla rottura di quel Contratto Sociale sul quale si fonda la nostra convivenza civile.
Anche questo ci insegna la vicenda Deiulemar, ed è per questo che situazioni come queste andrebbero trattate con la massima attenzione a tutti i livelli di governo.