I puri e gli altri. Una riflessione sul M5S dopo le elezioni
Ora si sprecheranno le analisi. Tanti esperti a spiegarci perchè il M5S non ha retto. Tendenzialmente compiaciuti, sicuramente sollevati. Come sempre mi arrischio a dare il mio contributo, con umiltà; ma qualche premessa mi pare d’obbligo: non sono militante o elettore del M5S, non ho la pretesa di spiegare tutti i perchè della diminuzione dei consensi al movimento, ma solo di offrire un contributo alla discussione. Ovviamente la premessa di tutto questo è che si possa riconoscere con serenità una perdita di consenso al M5S e che se ne voglia discutere (senza insulti, scomuniche, sarcasmi, crociate ecc.).
Quando si perdono elettori, si può dire tutto e il contrario di tutto. Qualcuno potrebbe dire che il M5S ha perso elettori perchè si è urlato troppo o troppo poco; per una certa rigidità interna al movimento (espulsioni, ad esempio) o per una troppo poca rigidità (poche espulsioni, ad esempio). Ovviamente ci sono anche le condizioni esterne, come i giornalisti prezzolati, le televisioni e tutto il resto. In generale, tendo a pensare che riconoscere una perdita di consensi sia salutare laddove sia accaduta perchè da il senso della realtà (che in politica non sempre è molto presente) e può aiutare a individuare limiti e magari superarli. Da questo punto di vista la cosa più seria da fare è chiedere agli elettori/trici, perchè in genere sono loro a sapere perchè hanno scelto di non votare qualcuno o qualcosa. Diciamo che più degli insulti, mi convincerebbe questo modo di fare nuova la politica. In fondo quando Bersani disse che a Parma il PD aveva “non vinto” ci fece ridere e rabbia; forse sarebbe bene non imitarlo.
Il mio contributo parte ovviamente dalla mia personalissima opinione su quanto è accaduto dopo le elezioni. Il M5S non è che sia cambiato più di tanto nei modi, nelle pratiche e pure, diciamo, in una certa pignoleria (come quella relativa ai rimborsi spese). Quello che voglio dire è che a mio parere non possono essere questi i motivi di una disaffezione. Invece, c’è un elemento nuovo, che non c’era prima delle elezioni: il M5S ha avuto l’occasione di fare piazza pulita davvero, di offrire all’Italia un governo nuovo e ha deciso di non giocarla. Perchè così stanno le cose. Si lo so: Marina Sereni è cattiva e avevate detto che si aprivano praterie se il PD avesse votato Rodotà. Ho scritto mesi fa che il PD ha enormi responsabilità in quello che è accaduto. Tuttavia il M5S ha anch’esso enormi responsabilità. Si parla tanto di trasparenza; ebbene davvero a qualcuno è venuto in mente, guardando lo streaming dell’incontro con Bersani, che il M5S volesse aprire al centro sinistra? Sono l’unico stupido che ha frainteso le parole di grande apertura di Grillo (tipo siete morti oppure non ci mishieremo mai) con ragionamenti sulla possibilità di fare un governo del cambiamento? Insomma, non so se il PD aveva davvero voglia di un governo di cambiamento, sicuramente qualcuno stava già tramando con B; ma con 8 milioni di voti uno si aspetta qualcosa in più che “Marina Sereni è cattiva”. Potevate imporre le vostre condizioni, dettare una agenda per il governo del cambiamento, che a mio parere, come ho detto tante volte, non poteva essere il governo Bersani; potevate provarci. Dice: ma se avessero votato Rodotà… Giusto, anzi giustissimo. Io non ho votato PD e non ho nessuna intenzione di votarlo nel prossimo futuro. Quindi sono d’accordo. Tuttavia, non mi pare che nelle trattative con il centro sinistra il M5S avesse posto una condizione del genere e se devo dire la verità fino in fondo, mi pare anche che fosse una condizione un po’ strana, direi molto personalistica. Insomma, il M5S poteva aprire una discussione con il centro-sinistra sul cambiamento che investisse il presidente della repubblica, il primo ministro, magari i contenuti del governo anche più dei nomi delle persone e che lo facesse per tempo, non quando la crisi del PD era ormai precipitata e Bersani politicamente morto. Perchè la sconfitta politica di Bersani e del suo progetto di dialogo con il M5S significava ovviamente la vittoria dentro il PD di chi quella opzione la osteggiava fin dall’inizio (insomma dei cattivi…). Non posso credere che il M5S non avesse capito tutto questo.
Tuttavia non credo che si sia trattato solo di un errore tattico del M5S; piuttosto a me pare che si tratti di una grossa questione culturale prima ancora che politica. Se la logica del M5S è puri contro tutti gli altri, se lo slogan è “nessun accordo”, se si esibisce il disprezzo per qualunque cosa fatta dagli altri (vedi ad esempio le primarie del centro sinistra), allora i risultati non possono che essere questi. E qui potrei anche citare le risposte scomposte agli appelli al M5S per un governo con la sinistra (prezzolati, troll, infiltrati, e altre amenità). Perchè per fare il governo del cambiamento c’era bisogno di cercare un accordo. A me l’idea che accordarsi sia una cosa sporca da mafiosi e politicanti non mi va proprio giù. Trovare un accordo è quello che tiene insieme il nostro vivere civile. Non significa rinunciare alla propria identità o mettere da parte i proprio principi; significa cercare fini comuni che tengano insieme gente diversa. È ovvio che io non voglio cercare un accordo con quelli di Casa Pound, con i Casalesi, ma neppure con B e il suo partito. Ma io, ad esempio, trovo che sia possibile trovare un terreno di incontro tra sinistra e il M5S. Qui sta l’inghippo. Non mi postate ancora Marina Sereni, per favore. Il linguaggio del M5S non cercava l’accordo con il centro-sinistra, anzi ostentava la logica del “nessun accordo con questi qua”. E spero di non essere frainteso, ma persino la candidatura Rodotà denuncia questo tipo di limite del M5S. Vorrei essere chiaro: credo che fosse una ottima candidatura e sono felice che SEL la abbia appoggiata fino in fondo; tuttavia, non è così che si costruisce un accordo, una alleanza. Così si creano problemi all’avversario politico (e in questo il M5S si è dimostrato e si sta dimostrando un abilissimo giocatore parlamentare), si marca una identità, ma non si costruisce alleanza. Insomma, se credo che il PD abbia sbagliato ad andare alla trattativa con il M5S proponendo Bersani, allo stesso modo credo che se il M5S voleva eleggere il capo dello stato con il PD doveva aprire un confronto e non solo dare un nome. E ritorniamo al punto di partenza: ma aprire una discussione, cioè confrontarsi, cercare ciò che unisce, fare il lavoro che ad esempio dentro i movimenti i compagni e le compagne del M5S hanno fatto tante volte, equivale ad una disfatta morale o invece è possibile immaginare una nuova politica in cui alleanza non è inciucio, in cui accordo non va insieme “a sottobanco”? Insisto su questo deficit culturale del movimento credo a ragione e provo a fare un esempio. “Votate Rodotà e si apriranno praterie”; eppure SEL ha votato Rodotà e non mi pare che il M5S stia sperimentando forme di collaborazione con SEL. Per carità, sarà anche colpa di SEL, non ho dubbi, ma fatto sta che a partire dalla presidenza delle commissioni per finire a proposte di legge o altro ancora, non mi pare che SEL e M5S stiano sperimentando nessuna forma di collaborazione significativa. Eppure sui fatti, sulle cose ci sarebbero tante convergenze, come sul referendum di Bologna, sul reddito di cittadinanza, sulle spese militari ecc. Ma può il M5S collaborare con altri?
La mia ipotesi è che il M5S sia stato “punito” dagli elettori per questo sui limite culturale che con 8 milioni di voti è sembrato improponibile. Già perchè se un accordo tra un partitino piccolo e un grande partito come il PD è molto rischioso perchè le posizioni del primo rischiano (come è successo tante volte) di scomparire, è cosa diversa per un grande partito, determinante per la nascita stessa del governo. L’alternativa sarebbe solo che il M5S abbia provato a lucrare dai disastri del PD e del governo puntando su un patto PD – PDL solo per dimostrare la bontà della sua tesi (“sono tutti uguali”). Personalmente spero proprio che le cose non siano andate così (anche se considero che il M5S, come il PD, SEl, il mio condominio, il club di bocce ecc. sono gruppi compositi nei quali convivono sempre istanze e pressioni diverse). Temo, invece, che il limite culturale di cui ho parlato, quello basato sulla opposizione tra “puri e gli altri” sia il problema; ed ovviamente la mia tesi è che gli elettori abbiamo punito il M5S perchè invece avrebbero preferito una cultura politica diversa, capace di mettere in campo le proprie idee e di cercare alleati, senza avere paura di sporcarsi.
Ora ci sono i ballottaggi. È ovvio che io credo che il M5S potrebbe provare a sperimentare una cultura politica nuova e far valere tutto il suo peso elettorale (perchè se è stato punito, questo non vuol dire che non abbia un peso determinante). Non sto dicendo che questo sia possibile sempre e ovunque, ma semplicemente vorrei mettere in discussione che sia impossibile OVUNQUE. In ogni città dove è possibile, il M5S potrebbe aprire un tavolo con il/la candidata del centro sinistra, impegnandolo/a su una agenda del cambiamento (acqua pubblica, no inceneritori, energie rinnovabili, referendum popolari, diritti civili ecc.) e magari anche costruire un governo cittadino insieme (intendo i nomi, tanto per capirci), subordinando a questo l’appoggio al ballottaggio. Certo si tratterebbe di fare degli accordi, in streaming non sottobanco, ma sempre accordi sarebbero. Non voglio nascondere i problemi. I partiti sono spesso ipocriti, fanno promesse che non mantengono e accordi che servono solo a riprodurre carriere politiche. Ma la nuova politica non sarebbe cambiare tutto questo?