PD: identità e partecipazione
Il 12 ottobre è stato dato il via alla corsa per la segreteria del Partito Democratico: Civati, Cuperlo, Pittella e Renzi si sono candidati per guidare il più grande partito della sinistra italiana.
Si comincerà a parlare di nuovo di politica o la discussione interna al partito rimarrà ferma alla tifoseria di un gruppo aderente a una personalità rispetto a un altro?
Me lo domando perché basta camminare per le vie della città, tra le persone che non sono abituate a scrivere documenti e fare discorsi pubblici, per capire che in Italia il desiderio di identificarsi in un’idea comune è sentita quasi come una necessità, per riempire quel vuoto creato in 20 anni di anti- e no-.
Vi ricordate quando Battiato cantava “la falce non fa più pensare al grano…” ? Erano anni in cui i simboli avevano assorbito il significato degli oggetti. Oggi siamo ritornati in una fase in cui la falce non fa più pensare a nulla, nè alla mietitura né al Partito.
E’ di questi simboli che abbiamo bisogno. Gli slogan, le esternalizzazioni dei divi dei talk show, li lasciamo volentieri ai venditori ambulanti di progetti politici a breve termine.
Se fossi nei candidati alla segreteria del PD mi fermerei ad ascoltare i simpatizzanti, gli elettori, i militanti e anche quelli che riempiono le fila dei miei avversari.
Perché chissà che qualcuno che non conosco non abbia un’idea, un sogno da realizzare, una visione! Chissà che forse in Italia non ci siano solo dei vaffa ma forse anche idee e proposte.
La mia paura è che i vaffa si sentano più forti perché sono urlati, i ragionamenti vanno invece accolti, ascoltati in silenzio e con attenzione.
Ma sono certa che le idee hanno vita più lunga ed energia più intensa.
Dico questo perché siamo prossimi al congresso del PD e ritengo opportuno e doveroso che i democratici si diano finalmente un’identità.