Il Complotto, ovvero una fantasiosa interpretazione di quello che è accaduto a Bersani (e al PD) in un riferimento “grillino”
Premessa: i nomi dei personaggi di questa storia sono reali, ma buona parte dei fatti sono frutto di fantasia. Il frutto di uno strano gioco: mettiamoci in panni “grillini”, di quelli complottisti, che vedono l’ombra della grande finanza e di massonerie occulte dietro ogni passaggio cruciale della nostra politica, e tentiamo di interpretare gli avvenimenti di questi ultimi sessanta giorni.
Il PD, guidato da Bersani e alleato con SEL, non ha vinto le elezioni politiche. E’ solo arrivato “primo”, per usare la definizione data dal suo ormai ex segretario e, a causa dell’infame legge elettorale, si è trovato con la maggioranza in un ramo del Parlamento ma non nell’altro. La soluzione prospettata fin da prima delle elezioni a uno scenario del genere, cioè l’accordo con i centristi di Monti, non è risolutiva, in quanto non darebbe comunque luogo a una maggioranza. Cosa si fa allora?
Il Segretario detta la linea: mai un accordo con il PDL, piuttosto si cerca di convincere il M5S ad appoggiare, o almeno a consentire la nascita, di un governo PD-SEL. Con i risultati che tutti conosciamo.
Si arriva all’elezione del Presidente della Repubblica e tutto lo scenario muta. Prima si tenta una larga intesa con il PDL sul nome di Marini, sconfessata dall’intera ala sinistra dello schieramento, poi ci si butta su Prodi, il padre fondatore. Alla luce del Sole tutti i grandi elettori del PD lo appoggiano, salvo poi accoltellarlo in 101 nell’urna. Bersani non regge, si dimette, e si arriva a una nuova larga intesa, con la riconferma dell’ottantottenne Napolitano, che benedice il primo governo tripartito PD-PDL-SC, con Letta (Enrico!) primo ministro.
La chiave per interpretare il tutto sta probabilmente nella carica di quei 101 anonimi pugnalatori della candidatura Prodi. Mentre è noto chi sono coloro che non hanno votato Marini, ciò non vale per il secondo caso. I 101 restano nell’ombra, né viene fatto alcun serio tentativo per farli uscire allo scoperto.
Quello che sorprende è la rapidità con la quale si passa alla ricandidatura di Napolitano, poi all’incarico a Letta e alla formazione del nuovo governo. Allora ecco la ricostruzione dei fatti secondo la teoria del complotto:
Siamo a Venerdì 19 Aprile, la candidatura Prodi è già stata lanciata e Berlusconi è cianotico. “Letta fa qualcosa!”, esclama rivolgendosi al suo fidato Gianni, il quale prontamente telefona al nipotino per trovare una soluzione. L’accordo è presto fatto, con la benedizione di alcuni colonnelli del PD, dalemiani ed ex popolari: Napolitano al Colle, Enrico a Palazzo Chigi, Prodi (e Bersani) pugnalati alle spalle.
Il resto è storia nota (e, questa si, conosciuta).
Ma in realtà questa storia inizia molto prima, e inizia prima delle Elezioni, quando pare certa una vittoria del bipartito PD-SEL e di una “svolta a sinistra” per il Paese. Svolta a sinistra che vorrà dire, fra l’altro, andare a colpire interessi di potentati, come le banche, e caste come quella notarile. Di Bersani ci sono già i precedenti …
Si mette in moto il grande meccanismo, e Monti, in predicato (anzi praticamente certo) di essere il nuovo Presidente della Repubblica, presenta la sua Agenda e si lancia (viene costretto a lanciarsi?) nella creazione di un nuovo soggetto politico. Obiettivo primo: impedire a PD-SEL di avere la maggioranza assoluta, e quindi mettere sotto tutela il nuovo governo. Sinistra al governo si, ma non da sola!
La soluzione prospettata però non funziona. Monti non sfonda a destra, il M5S è assai importante, Berlusconi tiene e recupera … ci vuole altro.
Allora si cambia programma: Bersani si deve convincere della necessità delle larghe intese, della grande coalizione con il PDL. Ma Bersani non si convince, e nemmeno le continue umiliazioni subite dagli arroganti grillini gli fanno cambiare idea. La soluzione arriva con l’elezione del Presidente della Repubblica. Bersani è persona ragionevole, sa che il Presidente è il garante dell’Unità Nazionale, deve essere il Presidente di tutti. Si convince (o viene convinto?) della bontà della soluzione Marini … soluzione che pare fatta apposta per scontentare l’ala sinistra del Partito. Allora sbanda … la soluzione naturale è Prodi … chi, se non il padre fondatore, può ricompattare il Partito? E con questo fa harakiri, come detto sopra.
Ed ecco il risultato: governo Letta, ministri “moderati” da entrambi gli schieramenti, via le ali, da destra come da sinistra! I giovani democristiani si riprendono il governo, e il risultato di una sinistra, o almeno di una parte di essa al governo, ma non da sola, è ottenuto.
Bersani e le sue pericolose “lenzuolate” vanno a casa, e anche il rampante Renzi è rimesso a posto. Alla fine l’ordine è ristabilito, e il Paese è tornato democristiano.
Come ho detto all’inizio, ovviamente questa interpretazione è pura fantasia, il frutto di un gioco che consiste nel cercare il complotto dietro ogni cosa, e che potrebbe essere facilmente smontato avendo i nomi dei 101 (ma li avremo mai?). Quello che è certo è che la realtà fattuale delle ultime ore ci consegna però altri scenari inquietanti, che insieme al fantasma della DC fanno aleggiare altre e preoccupanti ombre plumbee sul Paese.