Il sonno della sinistra genera mostri
Si grida al golpe, si chiede alla gente di scendere in piazza. Ci sono i carri armati? L’esercito ha preso il potere? No, il parlamento ha appena eletto il Presidente della repubblica. Sembra una barzelletta, ma non lo è. Che quanto accaduto per eleggere il capo dello Stato sia la conferma della pochezza del quadro politico, è chiaro come il sole, ma che si gridi al “golpe” è surreale ed irresponsabile tenuto conto del clima sociale esplosivo aggravato dalla crisi economica.
Ancora più surreale è il fatto che chi protesta si proclama “partigiano contro la dittatura dei partiti “, dimostrando un’ ignoranza imbarazzante non degna di una democratica protesta. Quando si sono fatti gli scioperi generali, quando si andava in piazza per storiche battaglie di diritti, la coscienza politica dei promotori aveva ben chiaro cosa fosse lo Stato, cosa dicesse la Costituzione, cosa significasse stare nel perimetro della democrazia. Ma le proteste di questi giorni per la democratica elezione di Napolitano, non hanno a che fare con quelle proteste, ma con la modalità dei professionisti dell’indignazione, i puri più puri.
Non sanno o non vogliono sapere che la costituzione delinea chiaramente il profilo del Presidente della Repubblica il quale ” rappresenta l’unità nazionale” (art.87); che i partiti sono parte della democrazia, senza di essi significa essere nella dittatura; che la democrazia è mediazione, non la continua presa di posizione rispetto alla quale, chi non è d’accordo, è un bandito mafioso criminale; che se un parlamento a maggioranza fa una scelta non gradita alla minoranza, non significa che la minoranza è pura e la maggioranza malata.
La sinistra insomma scopre che il modus operandi utilizzato in questi vent’anni per sopperire alla pochezza di analisi e proposte, ovvero la demolizione, la demonizzazione e l’isolamento di chi pone alternativa di pensiero a quello della massa, gli si è rivoltato contro. Il Pd, che pone le sue basi su scelte identitarie mai fatte costituendo l’unica anomalia europea, sulla assenza di revisioni pacificatrici delle culture politiche tradizionali, su visioni deboli e spesso inattuali circa il governo della globalità, su una ritirata dai territori a vantaggio delle burocrazie, non regge se non spiega una volta per tutte chi è, chi vuole rappresentare, cosa vuole e come vuole ottenerlo.
Una sinistra che non sa leggere la nuova questione sociale e non sa ripartire dal lavoro, in tutte le sue attuali espressioni, non potrà mai rinnovarsi. L’inadeguatezza nel rinnovare la visione politica di una sinistra moderna non può essere colmata da giornalisti di parte, magistrati in cerca di notorietà, attori e cantanti posti come feticci identitari, pronti a voltare le spalle in favore di chiunque altro dia loro la scena come paladini della morale e della verità, sinonimo solo di alti e corposi compensi.
Serve un cambiamento vero, basato su contenuti e competenze, non sull’ anno di nascita: è sotto gli occhi di tutti quanto piuttosto che un patto generazionale assistiamo alla vergogna delle coltellate di Bruto a Cesare tra burocrazie varie. Se si capisse quanto siano indispensabili esempi credibili per fare scelte impopolari; che sempre più persone seguono la demagogia perché non si fidano di un apparato politico sbugiardato da incoerenza e inconsistenza; se si avesse il coraggio di abbandonare i vari intellettualoidi dal portafogli pieno, la morale biforcuta come la lingua e le mani lontane dal lavoro, magari i professionisti duri e puri dell’indignazione diminuirebbero.
Per dare sostanza e stabilità al cambiamento la sinistra deve svegliarsi: c’è bisogno di ricostruire una casa comune aperta a chi la ama e non a chi la usa; di ricomporre una visone politica che faccia sognare le persone premiandone i meriti e ascoltandone i bisogni; di rigenerare un tessuto sociale creando spazi di partecipazione uniti ad una formazione politica che immunizzi dal qualunquismo e dall’ignoranza.
Non fare i conti con queste scelte per il timore di spaccarsi, non dare un orizzonte chiaro ad una sinistra moderna collocata nel socialismo europeo, significa essere alla mercè di vuoti nuovismi, di nemici della democrazia spacciati per credibili alternative, di antagonismi ideologici allergici a qualunque tentativo di nuova lettura dei principi fondamentali di libertà uguaglianza e giustizia sociale.
Diceva Pietro Nenni: “c’è sempre un puro, più puro che ti epura “; stia attenta la sinistra italiana a non essere epurata definitivamente dalle sue scelte mancate, lasciando alla destra la vittoria e l’Italia alla rovina.