La politica come circo
Lo ammetto, ho avuto bisogno di qualche giorno per farmi un’idea di quello che sta accadendo in Italia. Pur abituato ormai da anni alla deriva della politica italiana, per giorni mi sono scervellato per capire cosa stesse succedendo. Siamo agli albori di una deriva eversiva? Assistiamo agli ultimi rantoli di una Seconda Repubblica moribonda che sarà presto sostituita finalmente dal nuovo? Alla fine sono giunto alla conclusione che molto più prosaicamente la nostra politica è come un circo. Un circo, però, senza domatori né leoni, ma popolato semplicemente da tanti clown che non fanno neanche ridere. In particolare due aspetti mi hanno spinto a questa conclusione: il linguaggio e i volti dei protagonisti.
Leggendo i giornali, soprattutto i commenti sui siti, mi sono accorto che ormai il linguaggio della politica è quasi perfettamente sovrapponibile a quello del calcio. Certo, cambiano i protagonisti, non si parla di rigori ed espulsioni, di Balotelli e Hguian, ma la sostanza è praticamente la stessa. Se non ci credete provate ad andare su un sito di calcio e sostituite per esempio i nomi di Juventus, Milan e Napoli con quelli di Renzi, Berlusconi e Grillo. Provate a vedere come l’ingiuria, l’offesa e la faziosità dei frequentatori medi di siti calcistici sia esattamente la stessa di quelli che abitualmente commentano il Fatto Quotidiano, la Repubblica o il Giornale. Il tifoso di calcio e il tifoso di politica si comportano esattamente alla stessa maniera. Sono assolutamente banditi lo spirito critico, la riflessione, il giudizio proprio, l’obbiettività e il fair play. Se si appartiene alla squadra la si deve giustificare sempre, anche contro l’evidenza, se si perde è sempre colpa dell’arbitro o dell’avversario ladro e le regole vanno applicate solo quando fanno comodo. Come troverete pochissimi tifosi di calcio pronti ad ammettere di aver ricevuto un favore arbitrale, con la stessa difficoltà potrete trovare un grillino o un renziano pronto ad ammettere che il proprio leader possa sbagliare. Un’altra caratteristica che accomuna le due filosofie di tifo è che per nessuna ragione si deve avere rispetto per l’avversario. Nel calcio come nella politica non sono ammesse eccezioni: o sei con me o sei contro di me.
Il secondo aspetto che mi ha molto colpito è stato il volto di molti dei protagonisti delle bagarre degli ultimi giorni. Mi sono chiesto più volte a chi assomigliassero. Ai partigiani che combattevano per la libertà o ai fascisti? Poi ho chiuso gli occhi e mi sono affiorati tanti ricordi del liceo. Ecco dove avevo visto il parlamentare che orgoglioso saltava sui banchi della camera e diceva boia chi molla: lo avevo incontrato a scuola, verso dicembre, quando bisognava occupare il liceo prima di Natale. All’epoca aveva i capelli lunghi, la maglietta rigorosamente di Che Guevara e arringava con il megafono i compagni di scuola al grido di Okkupazzione! (ricevendo di rimando lo sguardo innamorato dei tre quarti delle ginnasiali presenti). E tu, che avevi passato la serata precedente in un’umida sezione senza riscaldamento a scrivere i documenti per il coordinamento studentesco e poi non pago eri andato pure ad attacchinare i manifesti sotto la pioggia, ti chiedi dov’era lui quando stavi in piazza a manifestare contro la globalizzazione. Certo, sono passati tanti anni da allora, ma il livello delle sue “argomentazioni” resta lo stesso così come il suo ricco frasario. A questo punto apro gli occhi e mi vengono in mente le parole di un compagno, uno di quelli veri, che ancora riesce a ragionare con la propria testa e non si è trasformato in un tifoso:
Sogno un’ Italia dove parlar di Politica non sia la stessa cosa del commentare la Domenica Sportiva.