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10 Ott 2012

Le primarie del Pd e il giovane Renzi

di Angelo Giubileo

In questi anni trascorsi, è sovente capitato di interrogarmi sul de-stino del Pd. Il termine de-stino è qui usato nell’accezione derivante dalla radice indoeuropea stha, che indica lo “stare” nel senso di “essere” e dalla preposizione latina de, che  circoscrive o comunque rafforza la definizione di “essere”, questa cosa e non altra.
Potremmo allora chiederci, cosa c’è oggi nel destino del Pd?
Le primarie? Forse si, forse no! Perché, in effetti, l’Assemblea del partito che si tiene il 6 ottobre p.v. dovrebbe, a maggioranza semplice dei 950 delegati, innanzitutto derogare allo Statuto e consentire la corsa di Renzi alla nomina per Palazzo Chigi. In secondo luogo, ammessa la deroga, stabilire le norme in merito sia alla proposizione della candidatura che allo svolgimento delle primarie stesse. E poi, primarie di partito o di coalizione? Competizione a due, tra Bersani e Renzi, o aperta anche ad altri, e in particolare a Vendola?
D’Alema e altri esponenti di vertice del partito preferirebbero ancora che le primarie non si svolgano, se non altro in virtù del fatto che, si diceva, lo Statuto del partito non le prevede ai fini della scelta del candidato a premier del paese. E tuttavia va dato atto a Bersani, in qualità di Segretario in carica, di averle volute a riprova dei valori di par-tecipazione e demo-crazia su cui il Partito democratico si fonda (nomen omen). D’Alema ha detto anche, nel corso della trasmissione Otto e mezzo in onda su La7, di temere “che se vincesse Renzi a quel punto non ci sarebbe più il centrosinistra perché non ho capito con chi dovremmo governare il paese. O Renzi pensa di ottenere la maggioranza assoluta? (…) Non ho nulla da dire contro Renzi (…) ho solo la preoccupazione che queste primarie diventino una rissa e dopo le risse non è facile comporre l’unità di un partito e di una coalizione che vogliono governare il paese”.
In generale, voglio dire a D’Alema:
–         chi crede che sia e cosa crede che rappresenti Renzi, visto che è stato presidente della provincia ed è attuale sindaco di Firenze in rappresentanza sempre del Pd?
–         è proprio convinto che se vincesse Renzi non ci sarebbe alcuno disposto a governare con lui il paese, cosa che non è accaduta in passato nè accade nel presente in quel di Firenze?
–         si riferisce a Renzi quando immagina che possano sorgere risse nel corso delle primarie e successivamente per la realizzazione dell’unità del partito e di non si sa almeno ad oggi quale coalizione, episodi di cui peraltro non ci sono nemmeno tracce relative alle esperienze di governo finora vissute dalrottamatore?
Onorevole D’Alema, si sarebbe detto una volta che le sue tesi appaiono semplicemente poco o per nulla convincenti. Ma, mi permetta soprattutto di aggiungere: non crede, viceversa, che il sindaco di Firenze possa rappresentare piuttosto un’occasione, un’opportunità, addirittura la classica via d’uscita, in ordine a quella che è la crisi odierna della politica, soprattutto nel nostro paese, come i clamorosi fatti recenti, dal Lazio alla Lombardia ed altrove, dimostrano?
Certamente né io e né lei eravamo già nati, allorchè il saggio Pirandello scriveva: “Chi poteva curarsi, in tale animo, delle elezioni politiche imminenti? E poi, perché? Nessuno aveva fiducia nelle istituzioni, né mai l’aveva avuta. La corruzione era sopportata come un male cronico, irrimediabile; e considerato ingenuo o matto, impostore o ambizioso chiunque si levasse a gridarle contro” (da I vecchi e i giovani). Come Bersani, non crede che il giovane Renzi abbia diritto ad almeno una possibilità?
Mi sembra però di capire che lei non lo voglia affatto! Eppure, ci sono precedenti, anche abbastanza recenti, che riguardano fatti e persone genericamente di gran lunga più importanti, che dimostrano come le cose a volte semplicemente accadono per il solo fatto che non possono non accadere; ed è proprio quello che si diceva, il de-stino!
Onorevole D’Alema, aveva lei immaginato, nella primavera del 1985, inpienaglasnost gorbacioviana, che il PCUS sarebbe stato travolto dal capitalismo, e che di lì a poco si sarebbe manifestata la fine del monopolio del Partito, definito l’ “Ordine dei portaspada”!(J. M. Chauvier)? Ci rifletta attentamente tutto il Pd, e Bersani per primo: credo proprio che il giovane Renzi abbia diritto a ben più di una possibilità! Si dirà anche: a patto che se ne dimostri capace! Staremo a vedere!, ma nel frattempo, se non c’è davvero altro (!?), questa è cosa che a quanto pare finora sembra proprio aver fatto. 
Nota tratta da wikipedia: Cavalieri Portaspada (in latino: Fratres militiae Christi, in tedesco: Schwertbrüder) è il nome di un ordine monastico militare tedesco costituito nel 1202 da Albrecht von Buxthoeven. La regola era fondata sulla base di quella dei Cavalieri templari. Erano chiamati anche Cavalieri di Cristo, Fratelli della spada od Ordine Livoniano.

 

Scritto da

Redazione LPP

- Redazione de La Prima Pietra