L’eterno ritorno del Cavaliere di Arcore
Dice, ridice, sparisce (a Malindi), ritorna (con un bel partito personale), apre alle primarie, chiude alle primarie, appoggia Monti, toglie l’appoggio a Monti.Non c’è che dire, ancora una volta il Cavaliere Silvio Berlusconi mostra il suo grande talento di intrattenitore. Dopo che per molti mesi quasi tutti gli osservatori si erano persi nelle sue infinite giravolte, cercando di trovare un filo conduttore “politico” alle sue azioni, ecco che l’uomo di Arcore ha tirato fuori dal cilindro l’ennesimo coniglio annunciando che il suo partito (e il termine non è usato a caso) è pronto a ritirare l’appoggio al governo Monti. Questa uscita così improvvisa ha ovviamente spiazzato tutti: dal povero Alfano, orami sul punto di avere una crisi di nervi, ai mercati internazionali che non ne possono più del caos italiano fino alle cancellerie europee che credevano finalmente di essersi liberati di Berlusconi (ma non avevano fatto i conti con l’immortalità dei politici italiani). Persino il Vaticano e la Cei, storici alleati del governo precedente, hanno mostrato irritazione e fastidio per questa scelta che compromettere il “processo di normalizzazione politica del paese”.
Eppure la (ri)discesa in campo di Silvio non ha suscitato solo proteste e sgomento. Il 6 dicembre verrà ricordato come una delle giornate più ricche di dichiarazioni della storia repubblicana. Un nubifragio di comunicati, tweet e post ha letteralmente subissato la rete e le agenzie stampa con appelli in favore del Cavaliere. Un corsa forsennata ad applaudire, festeggiare, adulare il capo da parte di quella nutrita schiera di peones e personalità minori destinate a una inesorabile caduta nel dimenticatoio (i più attivi sono stati Domenico Scilipoti, Deborah Bergamini, Paola Pelino, Michaela Biancofiore Mariagrazia Gelmini, Renato Brunetta e Daniele Capezzone) entusiasti di ritornare giocare l’unico ruolo politico che gli è proprio: “gli adoratori del capo”. Non è difficile immaginare che dietro questa scelta così “pasionaria” ci siano invece dei motivi di bieco calcolo personale, ovvero la possibilità di ritornare anche nella prossima legislatura a sedere sui comodi scranni di Camera e Senato. Quale partito aperto ai moderati potrebbe mai candidare simili personaggi? Quale spazio potrebbero avere dopo anni di onorato servizio in una nuova destra dove addirittura si parla di primarie per scegliere il candidato premier e i parlamentari?
Del resto lo stesso calcolo elettorale sembra guidare ancora una volta le scelta del Cavaliere. Da bravo esperto di televisione e marketing sa perfettamente che più tempo passerà lontano dai riflettori e più si assottiglieranno le sue speranze di riuscire a riconquistare il paese. E soprattutto sa che la sua sopravvivenza politica è legata ad una condizione fondamentale: mantenimento del porcellum. Andare a votare con questa legge gli garantirebbe di scegliere personalmente i parlamentari, spegnendo sul nascere ogni velleità “riformista” all’interno del suo partito personale. E questo non è che il primo vantaggio di far cadere il governo prima che termini le tanto annunciate riforme. L’attuale sistema elettorale tende infatti a bipolarizzare la competizione, premiando la personalizzazione dello scontro politico. In questo scenario Berlusconi e i suoi fedelissimi possono prepararsi ad una bella campagna elettorale giocata all’attacco contro il pericolo “rosso” rappresentato da Bersani e contro la destra tecnocratica in salsa teutonica.
Condizione fondamentale perché questa tentativo di sopravvivenza politica riesca è ovviamente quello di abbandonare i panni del moderato vecchio saggio della politica italiana. Schiacciato dal governo dei tecnici, totalmente screditato sul profilo internazionale e abbandonato persino dalle gerarchie ecclesiastiche, Berlusconi non può far altro che cavalcare la rabbia e l’indignazione popolare raschiando nel ventre molle del paese con massicce dosi di demagogia, promesse irrealizzabili e con un’ossessiva ricerca del nemico esterno su cui addossare tutte le colpe. Riuscirà Berlusconi ad arrestare il suo declino? Certo non è più quello di una volta, ha perso gran parte del suo fascino e anche dal punto di vista fisico non è più smagliante come un tempo. Ma attenti a sottovalutare l’eterno ritorno del Cavaliere di Arcore!