Libera informazione in libera rete.
Come ti manipolo la verità su internet, ovvero l’inquietante figura dell’influenzatore.
Ormai nella percezione comune internet è l’ultima frontiera della libertà e della democrazia rimasta al genere umano, un porto franco dove si può trovare l’informazione veramente libera e non manipolata. Eppure come spesso accade nell’ambito delle percezioni, non sempre quello che abbiamo sotto gli occhi è reale. Se infatti è vero che nessuno potrebbe neanche minimamente immaginare di fermare la rete, non è detto che i suoi contenuti siano sempre al riparo dalla più potente legge che governa la nostra vita: la legge del profitto.
Per esempio negli ultimi anni negli Stati Uniti è comparsa una nuova figura di operatore marketing dal nome molto inquietante: l’influencer. Costui è di solito un addetto pagato per “creare” opinione, passa le sue giornate navigando in internet, scrivendo articoli, commentando e condividendo notizie, partecipando a vari forum e subissando di “mi piace” le pagine di facebook.
Spacciandosi per utenti casuali, gli influenzatori in realtà sono la diretta derivazione di quei personaggi che normalmente popolano le televendite. Sarà capitato a tutti nella vita di vedere almeno una volta in TV persone comuni decantare le proprietà di un prodotto, affermando di averlo provato con risultati miracolosi. Il fenomeno è nato negli anni settanta con lo scopo preciso di creare una pubblicità per più realistica e convincente rispetto a quella tradizionale usata dai grandi marchi. La grande intuizione delle società di marketing statunitensi è stata quella di applicare la stessa tecnica di vendita su internet in maniera però molto più subdola e funzionale. A questo punto per capire il campo in cui si muovono gli influencer è opportuno fare un passo in dietro e soffermarsi sulla situazione del mercato della pubblicità globale.
Nonostante i costi di una qualsiasi campagna promozionale sui mass media tradizionali siano ancora molto alti, è stato calcolato che sempre meno consumatori si fanno influenzare da quello che vedono in Tv o leggono sui giornali, soprattutto in determinati settori commerciali come la cura per il corpo, l’elettronica e l’alimentazione. Ad esempio è stato accertato che circa il 60% di chi fa acquisti in internet si fa indirizzare dai feedback e dai commenti positivi degli altri utenti.. Proprio facendo leva sulla totale fiducia dei consumatori, molte società hanno creato dei profili “fake” (falsi) per sponsorizzare, attraverso l’esperienza “diretta” i loro prodotti, ottenendo risultati sorprendenti. Quindi se ultimamente avete comprato una macchina fotografica, che poi si è rivelata un bidone, perche suggerito da uno o più utenti della rete che non conoscete di persona in realtà potreste essere stati vittima di un operatore marketing mascherato.
Molto spesso, però, le società di marketing agiscono anche in via indiretta, ovvero pagando degli influenzatori inconsapevoli. E’ il caso per esempio delle nuove guru makeup che spopolano su YouTube ormai tantissime anche in Italia. Inizialmente questo fenomeno è nato grazie all’improvvisazione di semplici ragazze che, armate di webcam, fornivano consigli su come truccarsi o su quali prodotti utilizzare. In breve tempo, visto l’incredibile successo di questi video, molte case cosmetiche hanno cominciato a inviare gratuitamente alle makeup artist grandi quantità di trucco e le ultime novità a scopo promozionale. Così, molte piccole società che avrebbero dovuto spendere milioni di euro in pubblicità per costruirsi una “reputation” adeguata hanno raggiunto lo stesso risultato con una spesa irrisoria: semplicemente inducendo le consumatrici in influenzatrici. Semplice, funzionale e immediato.
Ovviamente gli influencer non agiscono soltanto nel campo commerciale, ma anche in quello sociale ed economico. Il loro scopo è infatti soprattutto quello di insinuare il dubbio negli altri lettori creando o distruggendo l’immagine di chi si vuole promuovere o colpire per fini politici o personali. Per spiegare meglio questo concetto, possiamo soffermarsi su due casi specifici, uno accaduto in Italia e uno negli Stati Uniti. Il caso nostrano riguarda il calcio. Qualche mese fa Delio Rossi, allenatore della Fiorentina, ha aggredito fisicamente un suo giocatore reo di avergli rivolto frasi ingiuriose. Subito sono incominciati a circolare su facebook e su tutti i forum dei principali quotidiani calcistici migliaia di post che spiegavano che l’inqualificabile gesto era stato causato dalle offese fatta dal giocatore al figlio down dell’allenatore. In realtà Delio Rossi non ha nessun figlio disabile ( ha 3 figli, un maschio nel mondo del calcio e due figlie, una delle quali è stata concorrente a Miss Italia) ma è bastato far circolare questa voce per cambiare la percezione dei fatti. Dopo un po’ si è scoperto che questa notizia virale era stata inventata da alcuni gruppi di tifosi di estrema destra che volevano distruggere l’immagine del calciatore.
L’altro esempio riguarda invece le ultime primarie repubblicane americane. Sui siti internet dei vari candidati presidenziali sono comparsi migliaia di post di utenti che insinuavano dubbi sulla loro integrità morale arrivando persino a creare notizie false. Questi post virali, rilanciati da migliaia di utenti inconsapevoli, erano il frutto del continuo lavoro di influencer assoldati dai vari staff elettorali con il preciso compito di distruggere l’immagine dell’avversario. Anche questa, come si sa, negli Stati Uniti è una tattica vecchia come il cuculo e risponde al nome di character assassination. La differenza è che se un attacco viene fatto su un giornale o sulla Tv, sembra il frutto di una subdola manipolazione mentre se è fatto in internet, da un simpatico e anonimo commentatore, viene accolto senza il minimo dubbio.
Nel contempo sono nate anche società specializzate che, dietro lauti compensi, offrono un servizio salvaguardia della reputazione virtuale e di “pulitura online dell’immagine”. Una battaglia tra influencer e anti influencer, quindi, che è solo allo stato iniziale, ma che ci ricorda che internet oltre ad essere la frontiera della libertà è anche il più grande laboratorio della manipolazione che si sia mai visto su scala globale.
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