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22 Feb 2013

L’Italia e le rinnovabili

Dopo il terremoto di magnitudo 8.9 e gli tsunami di Fukushima e dopo che la Germania  ha deciso di abbandonare la produzione di energia nucleare entro il 2022, tutti ci siamo domandati come si posso far fronte alle richieste energetiche del nostro paese.

Analizzando i dati , che sono disponibili sul sito della Commissione Europea, si può  notare come sino al 2001 l’Italia sia stata tra i maggiori produttori di energia pulita, circa 50.000 GWh l’anno, tuttavia da quell’anno in poi gli altri paesi europei hanno avuto un accelerazione in tale ambito. La Germania ci ha superati, fino ad arrivare al 2007, gli ultimi dati 1disponibili, con una punta di oltre 90.000 GWh annuali, mentre noi siamo rimasti sempre attorno al risultato del 2001.

Inoltre andando ad analizzare i dati per tipologia di produzioni i dati sono ancora più stupefacenti, infatti pur essendo il “paese del sole” non primeggiamo nell’ambito della produzione fotovoltaica, infatti sino al 1990 eravamo i principali produttori di energia da solare, abbiamo in pochi anni perso questo primato.

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La Germania, infatti, ci ha ampiamente superati nel 1998 fino ad arrivare ad una produzione di circa 3.100 GWh per anno nel 2007. Noi ci siamo fermati poco sotto i 40 GWh e ci supera nettamente anche la Spagna, con circa 500 GWh. Inoltre ci fa storcere il naso il risultato della piccola Olanda, che, nonostante dimensioni e condizioni climatiche, nello stesso anno è molto vicina al nostro risultato con 36 GWh.

 

3Anche nel ambito della tecnologia del eolico siamo ampiamente indietro rispetto ai nostri partner europei, infatti  la Germania ha consolidato ancor più il suo primato nel corso degli anni accrescendo la sua produzione in maniera quasi esponenziale, passando nel giro di circa 17 anni da 71 a 39.713 GWh. Nettamente positivo anche il dato della Spagna, che passa da 14 a 27.509 GWh nello stesso periodo. Deludente anche qui il risultato italiano, più basso di quello inglese ma vicino a quello olandese.

 

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Un’ulteriore accenno lo merita il mercato della produzione elettrica attraverso l’utilizzo delle biomasse, negli ultimi 18 anni in Germania questo tipo di produzione si è decuplicata passando da che passa da 3.264 a 30.078 GWh, anche in Italia il dato risulta lusinghiero ma come valore assoluto siamo ben lontani dalla paese teutonico ed anche dietro la produzione inglese.

Ma i dati italiani mostrano anche ulteriori anomalie, infatti Nel Nord è installato il 58% degli impianti, in quelle del Sud circa il 25% ed infine nelle Regioni del Centro circa il 17%, anche se le potenzialità del centro-sud sono molto più ampie visto i dati dell’irraggiamento di tali aree. Un’anomalia tutta italiana che evidenzia la mancanza di una strategia chiara, dove agli obiettivi fissati si affianchino le misure di incentivazione necessarie per il loro raggiungimento, gli elementi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure autorizzative, le misure di governance, gli elementi di sviluppo infrastrutturale, la rimozione degli ostacoli allo sviluppo del settore. Inoltre tale strategia, come richiesto anche dall’Europa richiederebbe di contenere indicazioni sulle modalità di suddivisione degli obiettivi a livello regionale (mediante il Burden Sharing), in modo tale da co-responsabilizzare in maniera virtuosa le regioni e gli enti locali nel raggiungimento dei medesimi obiettivi, anche col ricorso a meccanismi di scambio delle quote, e fornire indirizzi sulle necessari opere infrastrutturali, e in particolare sull’intensificazione degli investimenti nella pianificazione e nello sviluppo delle reti elettriche in modo tale da accogliere la generazione elettrica distribuita e spesso non programmabile dalle strutture di dispacciamento dell’energia.Dall’analisi di tali dati si capisce perché la Germania sarà in grado di realizzare il suo piano di abbandonare il nucleare: ha le potenzialità di aumentare la produzione da fonti rinnovabili e questo nonostante non abbia tutte le stesse condizioni favorevoli che la nostra nazione può vantare.

Quindi per poter raggiungere tali obiettivi si deve garantire la stabilità necessaria per consolidare il mondo della fonti rinnovabili come un settore industriale di primaria importanza per il tessuto economico del nostro Paese.

Vediamo come si pongono i partiti politici in merito al programma energetico

Molti non hanno le idee chiare e sembra che nessuno presenti un piano energetico nazionale che possa consentire un’evoluzione graduale ma significativa del sistema ed il superamento degli obiettivi europei 20-20-20, con i seguenti risultati attesi al 2020. Si continua su di un’atavica mancanza di un piano energetico nazionale, atteso da 25 anni, annunciato come imminente da tutti gli ultimi governi, ma credo che anche questa volta non sia quella giusta.

programmi

Scritto da

Luigi Cristiani

- Economista e appassionato di tutta la letteratura economica da Smith a Marx, da Keynes a von Hayek, da Modigliani a Friedman. Amo i fumetti della Marvel (Spider-Man, The Avengers, Fantastic Four, X-Men), lo squash, il tennis e il basket. Patito per il Napoli

  • Elisa Romboni

    Molto interessante il suo articolo, ma giusto per dovere di cronaca, le faccio notare che all’interno del PD una discussione seria sulla green economy, sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili si fa da molto tempo ed è ampliamente documentato(può cominciare a dare uno sguardo qui: http://www.partitodemocratico.it/doc/100231/la-green-economy.htm). Qui invece trova quello di SEL (che addirittura non cita nell’articolo): http://www.sinistraecologialiberta.it/programma/
    cliccando su rinnovabili!
    Vi seguo sempre e conosco la qualità delle informazioni che in genere pubblicate, spero per questo di aver fatto un utile servizio.

    • Gigi

      Ciao Elisa, mi riferivo ai programmi presentati per la campagna elettorale 2013. Conosco il dibattito interno ma era opportuno diffonderlo in questi mesi. Comunque grazie per le indicazioni.