Napoli caput mundi … con Caldoro e la bandana!
Le elezioni appena passate hanno visto concretizzarsi nel voto al Movimento 5 stelle di Peppe Grillo, un messaggio chiaro al quadro politico attuale: il tempo delle alchimie autoreferenziali e del politichese capito solo dalle alte sfere sta finendo. Sempre più elettori si allontanano dai partiti, tanto che l’insieme di quelli che ora sostengono il governo Monti sembra ben al di sotto del 45% del paese. Più che la percentuale di consenso, diventa rilevante quella relativa all’antipatia crescente degli elettori, portandoci così più vicini al caos istituzionale greco.
Se il sistema politico in questi ultimi vent’anni si era privatizzato, in quanto fondato su chi aveva maggiori risorse economiche, ora rischia di frammentarsi in interessi particolari e corporativi sempre più identificati con aree geografiche.
Nemmeno trascorse un giorno e si celebra la fine del distinguo “destra- sinistra”, con Caldoro e De Magistris in prima linea. Da un po’ osserviamo che le dichiarazioni fatte da uno sono seguite o seguono quelle dell’altro, cosa accaduta anche per il commento alle amministrativa appena concluse. Per Caldoro, destra e sinistra non hanno più senso, serve un movimento politico che rappresenti le istanze del meridione. De Magistris ipotizza una lista civica nazionale fondata sui sindaci, lasciando anche intendere che se nessuno si oppone al rigore del governo toccherà proprio a questi “dare la spallata”.
Insomma tutti all’assalto dell’attuale sistema istituzionale, esattamente quello che serve quando l’economia affonda e la sovranità del popolo è schiacciata dalle scelte dettate dalla finanza. Ma non finisce qui, perché Gigi & Stefano ipotizzano qualunque scenario di apparentamento, gridano a gran voce che la politica deve “tornare al popolo” eppure parlano di liste o movimenti centrati su personalismo e leaderismo molto spinto. Altro che movimenti collettivi, altro che condivisione: voi partecipate (si porta molto ultimamente da queste parti) tanto poi ci penso io.
Non è preoccupante che Grillo prenda voti, perché è già successo nella nostra storia, vedi il movimento dell’ “uomo qualunque”, ed è comunque un segnale alla politica della necessità di evolvere in idee e persone. Quello che davvero preoccupa è che chi ha un ruolo istituzionale non lo spenda né per il “bene comune”, sbandierato in ogni dove come fondamento di azione politica, né per la tenuta delle istituzioni.
I grandi eventi che si dovevano evitare sono gli unici che si fanno, pagati molto ma poco efficaci nelle ricadute di sviluppo. I trasporti sono al collasso e i conti sono nel rosso, gli ospedali a breve chiudono mentre il costo di vita e la pressione fiscale sui campani cresce a dismisura. L’immondizia la mandiamo in Olanda in modo che ne facciano energia per le docce, tutto pagato da noi, mentre soldi per la differenziata non ce ne sono, servono per darli agli americani per le gare velistiche.
Ma possiamo essere comunque contenti, abbiamo forse due stadi, parti della città di Napoli chiuse per andare in bici con il commercio in crisi e, udite udite, una “woodstock” a Napoli! Altro che concertone del Primo Maggio, altro che sindacati. A che serve ciò che da voce al collettivo, se ci sta chi sa sempre cosa deve fare?
Quello che serve per contrastare la crisi. Mancano solo una bella lega sud, la lista civica nazionale dei sindaci, il partito dei professori lo abbiamo, insomma la politica qui la innoviamo come da nessun’altra parte… poi potremo anche invitare Obama!