Nei rapporti con l’Europa voltare completamente pagina
di Lanfranco Turci e Sergio Cesaratto
da L’Unità del 5/05/2013
Fassina all’Economia è una buona notizia, soprattutto se eviterà di cadere nella trappola della cooptazione. Dovrà prioritariamente fare in modo che dal governo e dalle altre istituzioni emerga un discorso di verità sulla crisi, nel senso che questa non si potrà superare se non con una profonda riforma delle istituzioni europee. La crisi ha infatti due dimensioni principali, ambedue europee.
La prima è di competitività. Nei paesi più fragili dell’area euro essa è stata accentuata dalla perdita della possibilità di perseguire un tasso di cambio competitivo e dalla mancanza di una politica industriale pubblica su scala europea e nazionale. L’altra dimensione è di carenza di domanda aggregata dovuta sia all’orientamento deflattivo dell’unione monetaria e al neomercantilismo della sua potenza dominante che, successivamente, alle devastanti politiche di austerità. La dimensione di questi problemi macroeconomici è tale per cui pensare di eluderli continuando con inique misure di flessibilizzazione del lavoro, con qualche volenterosa riforma, e con un temporaneo rilassamento delle regole fiscali europee è illusorio. Di riforme il paese ha certamente bisogno, a cominciare dall’efficienza della PPAA, giustizia, istruzione, lotta alla corruzione, all’evasione e così via. Andrebbe inoltre approntato rapidamente un serio piano di politiche industriali pubbliche. Ma le riforme costano, e cambiare comportamenti che, ahimè, penetrano nel profondo del costume nazionale è difficile. Possiamo e dobbiamo indignarci e darci da fare (e governando col PdL non sarà certo facile), ma consapevoli che è un processo lungo e di difficile successo, tanto più in un clima di disfacimento del tessuto collettivo. Il rilassamento degli obiettivi fiscali nei fatti c’è già, visto che le politiche di austerità hanno condotto anche allo sfascio dei conti pubblici. Solo l’immensa superbia del sen. Monti può far ritenere un successo la vetta del 130% del rapporto debito pubblico/PIL! L’avessimo raggiunta creando occupazione, avremmo avuto poco da dire. Ma qui si è ottenuto il peggio dei due mondi: PIL e occupazione in caduta libera e conti peggiorati. Ottenere dalla Merkel più o meno tempo per il “risanamento” proseguendo su questa strada, è uno specchietto per le allodole. Rebus sic stantibus continueremo ad avere solo declino e niente “risanamento”.
Sistematicamente, di anno in anno ci viene promessa una (pallida) ripresa per l’anno successivo. Sono bugie che “prestigiose” istituzioni italiane e internazionali sfacciatamente producono. Va fatto un discorso di verità su chi e come produce questi dati. Deve anche cambiare l’orientamento economico di chi va trattare in Europa dove sinora si sono seduti ligi tecnocrati come Grilli. Si deve approntare un piano di riforme dell’Eurozona perché questa, col tempo, si avvicini al modello di unione statunitense. Da subito va ripresa la vecchia proposta francese di fare dell’Eurogruppo il luogo in cui si coordina la politica fiscale e, di concerto con la BCE, quella monetaria. L’Eurogruppo deve porsi obiettivi di crescita dell’occupazione con ruoli prioritari al rilancio della domanda aggregata nei paesi in avanzo nei conti con l’estero e alla crescita dei salari. In quest’ambito occorre per noi ottenere immediati margini – con la relativa copertura della BCE – per un rilancio della domanda interna, da realizzarsi tramite il sostegno delle spese sociali e il rilancio degli investimenti pubblici.
Purtroppo l’impostazione dottrinaria nelle posizioni economiche chiave del governo non si distacca, fondamentalmente, da quella della precedente compagine. La sbandierata priorità di Enrico Letta sulla disoccupazione giovanile si è per ora tradotta in una commissione congiunta del Ministero del Lavoro con l’OCSE. Come dire, abusando di una nota metafora, collaborare con Erode alla riforma degli asili nido. Sappiamo dunque che non sarà facile muoversi anche per un amico come Fassina, cui ci accomunano molte posizioni di politica economica. Fondamentale sarà per lui contribuire in questo momento di smarrimento per la sinistra a un discorso di verità su quello che succede e contro i dogmi economici.