Non gioia ma Europa
Perché oggi c’è bisogno dell’Europa Unita più che mai? Perché non possiamo sentirci felici ne sollevati dal risultato che è uscito dalle urne delle ultime elezioni? Perché ancora una volta abbiamo deluso le aspettative di chi, giorno e notte, sta lavorando per qualcosa che trascende il mero interesse personale, dove per personale si intende anche quello di un singolo stato?
Era il momento della svolta, la possibilità che ogni uomo vorrebbe avere. La possibilità di potersi guardare indietro, un giorno, e dire “quel giorno c’ero, quel giorno ho contribuito a cambiare la storia”.
Invece abbiamo scelto il dissenso.
Nel momento in cui tutto il mondo e soprattutto l’Europa era col fiato sospeso a guardarci, noi abbiamo optato per la cosa più facile che si potesse fare: non prendere alcuna decisione. Perché, checche se ne dica, il risultato elettorale ci ha restituito una visione semplice da analizzare; non siamo stati in grado di decidere.
In Italia ha trionfato il populismo e il pressappochismo. Abbiamo scelto la via più facile da percorrere, quella che ci avrebbe restituito subito un qualche riscontro sulla quotidianità.
Era il momento di scegliere: guardare al futuro o rimanere ancorati al presente.
Per noi europeisti il futuro può essere uno solo, quello di un’Europa Unita, nella quale ci sia un solo popolo che sappia affrontare i problemi unito e con coscienza; un popolo che non lasci indietro nessuno; un popolo che guardi il diverso come una risorsa e non come un nemico; un popolo che sappia parlare come un coro ma agire come una comunità. Ecco perché non possiamo gioire di un voto che ci ha dimostrato quanto ancora siamo distanti da quell’idea di progresso e di unione che tanta parte dell’Europa ci chiede.
Mi è capitato, questi giorni, di lavorare fianco a fianco con Valerio Motta, responsabile social media del Partito Socialista francese, e di condividere le sue impressioni su queste elezioni. Ho potuto vedere come le nazioni europee guidate da forze progressiste ci stiano chiedendo un forte segnale, perché, mettiamocelo bene in testa, l’Italia è una delle nazioni chiave del processo di unificazione politica dell’Unione Europea. Devo ammettere che l’espressione di delusione che Valerio aveva, quando lunedì sera abbiamo avuto ben chiara la situazione politica che ci si prospettava davanti, mi ha fatto riflettere molto.
Gli altri stati ci chiedevano un segnale forte, di svolta, e questo segnale non è arrivato.
Ma non ci possiamo arrendere ora, perché ancora abbiamo la possibilità di contribuire alla svolta, tutti noi, anche nel nostro piccolo.
Per questo motivo, oggi più che mai, c’è bisogno di più Europa. C’é bisogno di più Europa nella nostra vita quotidiana, in tutte le azioni che compiamo, sia politiche che civili. C’è bisogno di più Europa, perché sia scongiurata la possibilità di avere populismi e qualunquismi che spadroneggiano e cercano di ostacolare questo processo.
Non sappiamo come la situazione politica italiana si evolverà nelle prossime settimane, ma dobbiamo fare nostro questo concetto, e cercare di diffonderlo tra le persone; se vogliamo l’Europa Unita, c’è bisogno di più Europa tra di noi.