L’ oltrismo, male oscuro della sinistra
Analizzando freddamente l’attuale scenario politico ci sono poche ma evidenti considerazioni da fare, almeno a mio avviso. Mi sembra doveroso ricordarvi che il PD nasce sull’onda lunga della terza via, e sfido chiunque a trovare una traccia di comunismo nella teoria di Blair e Giddens.
Questa idea che ha attraversato l’Europa ed ha mietuto illustri vittime in tutti i partiti socialisti e socialdemocratici del vecchio continente non è certo colpa di Occhetto e delle classi dirigenti dell’ex PCI.
Loro è la colpa di una debolezza politica culturale e strategica per non aver avuto gli anticorpi per evitare che questa idea calasse come un tempo i lanzichenecchi in Italia. Ma mi pare che, tra i socialisti europei, fossero in ottima compagnia.
Renzi non si discosta da questa idea, tutt’altro. La prende e la trasforma in consenso, personale, sulla parola. E gli italiani, annichiliti nel cervello dall’oltrismo di vent’anni (il cui prodotto di scarto è Grillo, sia chiaro), gli credono.
Al fianco della “teoria politica nuova”(nuova sta per “di vent’anni fa”) c’è stata l’unica aggregazione reale che ha investito i ceti politici di DS, Margherita e quant’altro, sulla funzione di governo reale. Il governo Monti, il governo Letta e probabilmente l’idea ipergovernista della riforma elettorale di Renzi non sono altro che la trasposizione di una atavica “fame di governo” del PD.
Dove il Governo diventa il fine e non il mezzo. Altrimenti non si capisce come e perché il PD si stia prendendo sulle spalle la responsabilità di questa fase politica ed economica terribile.
E badate, le dinamiche non sono diverse da quelle degli altri paesi d’Europa e le ricadute reali possono essere le più varie, dalla dissoluzione del polo socialdemocratico (come accaduto al PASOK, ma che io vedo lontana come ipotesi) alla netta sconfitta nelle urne come quella dell’SPD contro la Merkel dopo la prima Grosse Koalition (che mi pare la cosa più semplice che possa accadere).
Il punto è che nessuno pare in grado di costruire un’alternativa, che possa essere credibile a chi nel PD non vive bene questa questione, perché nessuno è in grado di offrire, anche a fronte di un buon progetto politico, come è stato SEL ad esempio, la stessa funzione di Governo, e quindi la stessa facilità di stipendio, per dirla brutalmente, che offre il PD.
Allora la questione reale diventa: c’è da augurarsi che Renzi perda le elezioni e che si apra una fase di destrutturazione del PD? Non lo so. So solo che, dopo la caduta del Sindaco di Firenze, non pare avere altre cartucce, perché ha bruciato tutte le generazioni esistenti: quella che l’ha fondato (Veltroni), quella che c’era prima (Bersani, Epifani e D’Alema), e quella prodotta direttamente dalla sua aggregazione (Renzi e i Renzi Boys). Un altro elemento di riflessione che mi pare utile, è che, caduto Renzi, proprio per la trasformazione personalistica e la fiducia “sulla sua parola”, il PD è destinato all’opposizione, perdendo la sua pulsione aggregativa, ovvero il governo.
Quella potrebbe essere la fase in cui un’iniziativa politica sostenuta da più parti, potrebbe dare vita ad una sinistra socialista e democratica. Ma questa ipotesi, pure verosimile, augura al Paese altri cinque anni di Governo Berlusconi. E quindi l’analisi politica che ne consegue cozza con l’amore per la patria.
Mala tempora currunt.