Pd, la bomba del socialismo europeo e la…nuova Unità
E’ esplosa nel Pd la bomba del socialismo europeo dopo un lungo periodo di latenza: essa coincide con il rinnovamento de ‘l’Unità’ perseguito dal coraggioso e determinato nuovo socio di riferimento della Nie, Matteo Fago che per il rilancio del giornale fondato nel 1924 da Antonio Gramsci si e’ affidato alla competenza, saggezza e signorilita’ di Luca Landò. Un giornale nuovo, autonomo dal partito come voleva Gramsci, pluralista nelle voci e nelle opinioni, che punta dritto sulla cultura e l’approfondimento per quell’ambizioso e non impossibile obiettivo tanto caro a Gramsci: l’egemonia culturale.
Sarebbe però un errore pensare che una simile operazione sia frutto del ‘caso’: se ad innescare la miccia, con l’annuncio di ospitare a Roma il Congresso del Pse, “[…] un segno di appartenenza che dice quali sono le nostre radici e i nostri legami”, è stato il traghettatore Guglielmo Epifani alla ‘convention’ milanese di Gianni Cuperlo, il candidato dei ‘giovani turchi’ alla segreteria del Pd, a ruota Massimo D’Alema, da anni presidente della Feps, la Fondazione europea di studi progressisti, e quindi autorevole esponente del PSE, ha tenuto a precisare: “[…] il vero partito di cui faccio parte e’ quello del socialismo europeo. Mi dicono che il Pd potrebbe entrarci, io lo aspetto a braccia aperte ma al momento i rapporti sono ancora distanti”.
Apriti cielo, è partito il fuoco di sbarramento dalla parte ex-Margherita e Ppi! Annusata l’aria, da ‘furbetto’ del quartiere, si è tuffato in questa ghiotta operazione Matteo Renzi, segretario ‘in pectore’ per molti, assicurando l’adesione del Pd al Pse e senza troppo ascoltare l’aut-aut del ‘margheritino’ Giuseppe Fioroni, “Renzi rottami il Pd socialista voluto da Epifani”, che prefigura l’arrivo di tempeste ed eventi traumatici, la scissione.
La questione Pse non è letteraria ne’ filosofica: riguarda l’identità culturale e politica del maggior partito della sinistra italiana ed il suo futuro prossimo. A giugno 2014 sono in programma le elezioni europee per il Parlamento europeo e bisognerà scegliere non solo lo schieramento ma, per la prima volta, il candidato alla Presidenza della Commissione Europea: per il Pse è stato designato il tedesco della Spd Martin Schulz; per la Sinistra Europea e/o Radicale il greco di Syriza, Alexis Tsipras; per i liberali e democratici della Alde o Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio, o Olli Rehn, Commissario Ue all’Economia e per i popolari del Ppe, la formazione degli ex-Margherita e Ppi, c’e’ in corsa il francese Michel Barnier.
Su Renzi sono già piovuti i consensi di gruppetti isolati di socialisti delusi da Nichi Vendola e di Riccardo Nencini, il leader del mini-Psi, dello 0,etc.
Ci ha pensato però Claudio Martelli a chiarire bene il perchè della scelta di Renzi: “[…] Craxi e Renzi sono per certi versi molto diversi, ma Renzi ha qualcosa che avevamo noi, cioè la determinazione nel voler cambiare l’Italia”. E se Craxi voleva ‘rottamare’ i comunisti, “Renzi potrebbe finire il lavoro”, assicura l’ex-conduttore de ‘L’incudine’ su Italia 1, una delle reti di Silvio Berlusconi, dimenticando che fu proprio quel gruppo dirigente, di cui era l’enfant prodige, di nani e ballerine, di corroti e corruttori, di affaristi e tangentisti, riunito attorno a Craxi a distruggere il Psi e il socialismo italiano, come aveva, molto prima di Tangentopoli, profetizzato nel suo ultimo intervento, il 30 giugno 1984, al Comitato Centrale dell’Ergife, Riccardo Lombardi: “Un Psi così non ha ragione di esistere”.
E Lombardi non ha mai avuto a che fare con la giustizia nè tanto meno ha subito condanne a otto mesi per aver intascato tangenti, come i 500 milioni di lire arrivati da Carlo Sama nel 1992 con la maxitangente Enimont!
Meglio per i socialisti italiani sarebbe, dunque, affiancare e sostenere l’operazione socialismo europeo di D’Alema ed Epifani e quella in atto della nuova Unita’, piuttosto che finire ‘polli’ o ‘capponi’ di Renzi.