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16 Gen 2014

Professionisti dei Beni Culturali: il primo passaggio alla Camera

Professionisti dei beni culturali

I (quasi) Professionisti dei Beni Culturali festeggiano.

Il primo passaggio, quello alla Camera dei Deputati, è finalmente avvenuto: gli operatori della cultura festeggiano per il riconoscimento della categoria dei professionisti dei Beni Culturali. Ora si attende la conferma del Senato.

Non si tratta solo di qualifiche, ma di riconoscere “la dignità e i diritti per migliaia di professionisti che ogni giorno si occupano del patrimonio culturale: archeologi: archivisti, storici dell’arte, bibliotecari, demoetnoantropologi, diagnosti, restauratori”, come dice Salvo Barrano, Presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi (ANA).

La Costituzione Italiana tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (art. 9) eppure ad oggi non è ancora riconosciuta, come professione al pari di quella degli avvocati, dei medici o degli ingegneri, la figura  dell’operatore dei Beni Culturali. Professionisti, il più delle volte, preparatissimi al pari, se non più, dei loro colleghi europei, ma non avendo in Italia alcuna qualifica che li definisca, convivono con la totale mancanza di regole.

Eppure sono le “sentinelle del patrimonio culturale italiano, dell’identità storica di questo Paese”, senza le quali “la stessa sopravvivenza del patrimonio storico e artistico è a rischio!”, citando nuovamente la nota che Barrano ha diffuso attraverso il sito dell’ANA, subito dopo la notizia del primo passaggio della proposta di legge alla Camera dei Deputati.

Nel 2008 l’Associazione Nazionale Archeologi aveva organizzato una prima manifestazione: da allora molta acqua è passata sotto i ponti ma mai grandi novità per i professionisti dei beni culturali che ritengono assurdo che dall’istituzione del Ministero dei Beni Culturali (Moro lo affidò a Spadolini nel 1974) ancora non siano stati riconosciuti come categoria professionale. 

Ora la parola spetta al Senato, che si spera comprenda l’importanza di un provvedimento che ormai è sempre più urgente: gli operatori dei beni culturali producono il 5% della ricchezza del paese e non è più possibile tenere ancora il settore nel più totale caos, una baraonda fatta di professionisti (a prescindere dalla qualifica) che lavorano il più delle volte in condizioni di sottopaga  e senza alcuna tutela.

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