Quale identità del PD?
di Giovanni de Simone
Lo scontro in atto nel PD non può essere ridotto al rango di una guerra tra bande. Esso ha fondamenta profonde. La questione riguarda la impossibilità di convivenza di posizioni politiche sostanzialmente differenti, ma confluite nel PD come esito di un processo storico innescato da Romano Prodi. Queste forze stanno ora ritrovando consistenza identitaria e sono ideologicamente distribuite su due fronti.
- Sinistra social-democratica. Questo fronte ha visto una felice, quanto silenziosa convergenza tra i residui dei partiti comunista e socialista. O meglio quelle parti dei due partiti che si sono da sempre riconosciuti nel grande movimento social-democratico europeo, finalmente liberate dallo spauracchio comunista.
- Destra liberal-democratica. Una destra orfana in Italia, sostituita sempre da un’idea di destra eversiva e reazionaria, erede del fascismo, e che ha trovato ospitalità nelle fila della sinistra, generando un ibrido (ricordiamo Montanelli che votava per Prodi). Questa idea di destra liberal-democratica, è stata però sdoganata da Mario Monti.
A questi due fronti sia aggiunge l’area di ispirazione cattolica. Quest’area, sostanzialmente laicizzata, proveniente dalla sinistra democristiana, sta maturando differenti identità, che si distribuiscono su entrambi i fronti, quello social-democratico e quello liberal-democratico.
Al punto in cui siamo, dopo l’esperienza del governo Monti ed il prezzo pagato dal PD, le due posizioni politiche, sinistra social-democratica e destra liberal-democratica, non possono più convivere nello stesso soggetto politico.
La madre di tutte le questioni politiche, che dovrebbe fare da levatrice di un serio dibattito congressuale che miri alla rifondazione del PD è la seguente: quali sono i valori identitari assoluti, che vanno difesi in ogni caso, e quali i beni che non possono essere oggetto di mercato? Possono essere messi in discussione diritti come il diritto alla salute ad alla qualità delle cure, ad una qualificata istruzione, alla libertà di pensiero, di orientamento sessuale o di confessione religiosa? Possono questi diritti, od alcuni di essi, essere oggetto di mercato, e cioè essere garantiti in relazione al censo? In quale misura ed in quale cornice di garanzie può il mercato interferire con l’esercizio di tali diritti? La mia risposta a queste questioni è implicita nella retoricità della domanda.
Ma è proprio la risposta a queste domande che rappresenta lo spartiacque tra destra e sinistra e che consente di sviluppare poi le direttrici degli interventi politici di natura economica e sociale.
E naturalmente ognuno di noi vuole ormai sapere se il PD potrà rimanere il terminale del nostro sostegno.
di Giovanni de Simone