Quel volpone di Beppe Grillo
Un errore abituale in cui cadono molti giornalisti nel nostro paese è quello di considerare come degli alieni tutti gli attori nuovi che compaiono sulla scena politica. Con un misto di spocchia e superficialità, ogni qual volta qualcuno emerge, apparentemente dal nulla, sparigliando le carte, viene considerato da tutti gli analisti come un uomo nuovo, totalmente estraneo alle sottili macchinazioni tattiche e comunicative proprie di chi da anni è del “mestiere”. E’ successo con La Lega Nord, considerata alla nascita un manipolo di cavernicoli, ma che alla prova dei fatti si è rivelata il partito più strategico degli ultimi anni, e con lo stesso Silvio Berlusconi di cui sono state per anni sottovalutate le sottili strategie comunicative. La stessa cosa sta succedendo in questi giorni con Beppe Grillo e il suo Movimento a Cinque Stelle. Le dichiarazioni contraddittorie del “garante” del movimento, le sue aperture seguite da immediate chiusure, sono infatti interpretate da molti esperti alla stregua delle dichiarazioni di un folle, di un visionario che, chiuso in casa, detta legge sul Web. Come se si trattasse di una specie nuova di cui si ignorano i comportamenti, a quasi tutti gli analisti sta sfuggendo la sottile strategia volta a far incassare al M5S il massimo tornaconto elettorale possibile.
In realtà Beppe Grillo e il suo consigliere Casaleggio si tanno comportando come i più abili politici della prima Repubblica, giocando con Bersani come fa il gatto con il topo. E’ chiaro infatti che il M5S avrebbe tutto da guadagnare da una forma di collaborazione con il PD. Finalmente potrebbero essere realizzate quelle riforme necessarie per il bene del paese come la riduzione dei costi della politica o la legge sul conflitto di interessi. Grillo si potrebbe presentare agli elettori come il moralizzatore della politica, il giusto che è riuscito a stanare la sinistra facendo realizzare finalmente cose promesse da anni e mai fatte. Tuttavia questa vittoria politica non si tradurrebbe necessariamente in una vittoria elettorale. I grillini dovrebbero condividere i meriti di questo successo con il Pd e non è detto che, una volta approvate leggi necessarie, molti elettori non tornerebbero a votare la sinistra.
Al contrario costringere il PD a fare un governo con Berlusconi, anche se aprirebbe il fianco a numerose critiche e proteste, permetterebbe a Grillo di continuare a presentarsi agli elettori come il baluardo anti casta, l’unico antidoto agli “inciucissimi” perpetuati da politici interessati soltanto a mantenere le loro rendite di posizione.
Utilizzando la stessa strategia della Lega Nord che inneggia al problema del federalismo guardandosi bene dal sistemare le cose, Grillo e Casaleggio potrebbero continuare a tenere insieme le loro truppe urlando contro la “malapolitica” e facendo per di più “il botto” alle prossime elezioni.
A questo punto una domanda sorge spontanea: quale delle due posizione prevarrà? Io credo che, pur preferendo di gran lungo la seconda ipotesi, alla fine Grillo sarà costretto a dare ob torto collo la fiducia al governo (magari facendo votare soltanto qualche senatore). Non essendo uno sprovveduto, sa benissimo che ci troviamo nel semestre bianco e il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere e indire nuove elezioni e che quindi, se la sinistra non riuscirà a formare un nuovo governo, non rimarrà altra strada che quella di affidarsi ad un tecnico, magari indirettamente indicato dall’Europa. Se così fosse lo sdegnoso rifiuto potrebbe diventare un boomerang per tutto il movimento e la sinistra avrebbe gioco facile a presentare Grillo come un irresponsabile che ha avuto l’occasione di cambiare il paese e non l’ha sfruttata. Per di più non c’è nessuna garanzia che un nuovo premier non realizzi le riforme necessarie, privando così il M5S del marchio di baluardo anti casta. Dunque per uscire da questo cul de sac non resta che tenere in pugno i destini del futuro governo incassando i meriti delle buone leggi e facendolo cadere appena dovrà inevitabilmente varare leggi più impopolari. In questo modo, alle prossime elezioni, Grillo sarà quello che è riuscito a sconfiggere la Casta, ma che non si è preso la responsabilità politica di aver votato le leggi imposte dall’Europa.