Un nuovo re di Napoli: il Sovrintendente
Palazzo Reale è stata la dimora dei Re di Napoli, dei quali restano statue sporche di smog sulla facciata che domina Piazza del Plebiscito, la piazza degli eventi realizzati con mille polemiche o fatti saltare per le decisioni del nuovo re di Napoli.
Non si tratta del rampollo dei Borbone, quel Principe Carlo che spesso visita la città capitale del regno dei suoi avi, ma del Sovrintendente dei Beni Architettonici di Napoli, Giorgio Cozzolino, il quale dai suoi uffici di Palazzo Reale dispone del potere di inibire qualunque discussione sull’utilizzo dei beni architettonici e paesaggistici per eventi che porterebbero non solo vantaggi economici alle disastrate casse del comune, ricadute economiche ed occupazionali, ma anche una ventata di immagine diversa da quella stereotipata fatta di scippi, omicidi e sacchetti di immondizia.
L’ultima questione esplode per il concerto di Mika, idolo musicale di migliaia di ragazzi: dovrebbe esibirsi in modo gratuito per la festa dei 50 anni della Nutella che la Ferrero ha pensato di celebrare a Napoli in piazza del Plebiscito, il 18 maggio, ma il sovrintendente pare sia in ferie, irreperibile, dunque il via libera ufficiale all’evento non arriva. Il tutto mentre il famoso cantante ha già dato notizia ufficiale sui social dinanzi a platea mondiale, il tutto mentre per l’organizzazione dell’evento la Ferrero ci mette la faccia ed i soldi con cui debba, come pare dagli accordi fatti, anche riqualificare le statue della piazza.
Questo come altri eventi “non s’ha da fare”: vale il principio che la piazza non può essere usata per ogni tipo di evento a carattere commerciale. Strano però vedere da parecchi giorni un cartellone pubblicitario della Nutella che svetta proprio su palazzo reale, dal lato del teatro San Carlo; proprio un curioso esempio di coerenza.
Nessun polverone invece per le statue nere di smog ed insozzate da scritte di ogni tipo, per il cattivo odore dei porticati della storica piazza usati come bagni pubblici; nulla sulle fontane fatiscenti, sui garage privati scavati ed aperti in ville storiche vomeresi, su la villa comunale in condizioni indecenti, giusto per fare qualche triste esempio.
I veti della Sovrintendenza avevano già mandato in fumo i concerti di Pino Daniele e Mark Knopfler da tenersi a piazza del Plebiscito, così come le polemiche scaturite dopo il concerto di Bruce Springsteen avevano portato il suo manager a dire che il Boss non avrebbe fatto più alcun concerto a Napoli. Tutto questo senza dimenticare il conteggio millimetrico del campo dell’arena del tennis messo in piedi per la Coppa Davis, evento goduto dal sovrintendente sugli spalti, che pare debba essere rimosso per sua regia volontà; come anche le pedane mobili da fare sul lungomare che nessuno ha mai visto, le luci d’artista del Natale che a Plebiscito non si sono mai accese.
Tutte espressioni di una concezione conservativa distorta delle regole e della burocrazia. Un conto è preservare il territorio ed i beni architettonici dallo scempio, altro è considerali solo memoria storica senza alcuna possibilità di renderli vivi mostrandoli al mondo con eventi che ne mettano in rilievo la loro grandezza. Ancora altra cosa è discutere se Napoli debba vivere di soli grandi eventi piuttosto che di tante altre iniziative forse meno imponenti ma che possano far vivere e magari riqualificare anche altre zone della città; come e chi programma gli eventi, quali ricadute debbano avere sulle casse del comune e quanto lavoro debbano generare per essere delle opportunità vere e non sterili e volgari marchette, oppure discutere se inserire in ogni contratto degli eventi un impegno alla riqualificazione dell’arte in cui esso si tiene, che porterebbe un vantaggio non indifferente alla tutela del territorio e dei beni storici.
D’altronde, e in particolare su questo argomento, l’esempio dello spreco delle opportunità ė il Forum delle Culture: da evento mondiale con cui Barcellona ha riqualificato mezza città rischia di diventare una sagra paesana figlia del peggiore concetto di una politica che per essere alternativa a qualunque cosa, resta vittima se stessa.
Dunque, visto che il Sovrintendente è pagato con i soldi dei cittadini, gli si faccia presente che a Palazzo Reale ha solo l’ufficio, che i Borbone non ci sono e lui non ne fa parte, che non può esercitare le sue funzioni confondendo la difesa delle regole con la mera volontà della conservazione immobile delle cose, figlie della peggiore borghesia radical chic fatta di morale, divieti e soldi in tasca, perché dietro ogni evento bloccato ci sono posti di lavoro persi, opportunità mancate, l’immagine della città che resta ostaggio dei pregiudizi.