Rivolta in Ucraina: come è nata e quali sono gli interessi in gioco
La rivolta in Ucraina: come è nata
La rivolta in Ucraina infiamma l’Europa. Il grande paese ex URSS, è ormai sull’orlo di una guerra civile i cui esiti sembrano imprevedibili. Ma quando sono scoppiate le prime rivolte in Ucraina?
Tutto è iniziato domenica 24 novembre 2013 quando a Kiev, capitale dell’Ucraina, si è tenuta la più grande e partecipata manifestazione dai tempi della breve “rivoluzione arancione” del 2004. Più di 100mila persone si radunano in piazza dell’Indipendenza per protestare contro il presidente ucraino , Viktor Yanukovych (leader del Partito delle Regioni, filo-russo) reo di aver rifiutato di concludere un accordo commerciale e politico con l’Unione Europea a poco più di una settimana dalla firma prevista.
Inizialmente le manifestazioni si svolgono in maniera pacifica in quanto i manifestanti sperano ancora in un cambiamento di rotta del governo. La situazione precipita quando il premier Mykola Azarov (considerato il politico più filo russo di tutto il paese) firma un decreto per sospendere il processo di preparazione dell’intesa di associazione tra Ucraina e Ue. L’accordo avrebbe rimosso tutti i dazi doganali sui prodotti ucraini in ingresso in Europa e cercato di evitare al Paese un pesante crac finanziario che, secondo gli analisti, è imminente. Inoltre per i primi sette anni l’Ucraina avrebbe beneficiato di un 1 miliardo di euro all’anno per ammodernare le infrastrutture e per preparare l’adesione effettiva all’Ue.
Il 25 novembre in diretta televisiva Azarov spiega che il miliardo di euro offerto dall’Unione Europea “non è nulla. Si può dire che sia un’offerta a un mendicante”, quantificando in circa 160 miliardi di euro gli investimenti necessari all’Ucraina per adottare gli standard europei anche tenendo conto dei “danni causati all’economia ucraina dal peggioramento dei rapporti commerciali con la Russia e gli altri paesi della Csi causati dalla firma di un accordo con l’Ue”.
Il 17 dicembre, Russia e Ucraina annunciano un accordo per cui il Cremlino investirà 15 miliardi di dollari in titoli di stato ucraini e ridurrà di un terzo il prezzo del gas che vende al Paese. L’annuncio apparentemente ha l’effetto di calmare le proteste. Ma il pestaggio, il 25 dicembre, della giornalista Tetyana Chornovol, le riaccende. Il 16 gennaio il governo adotta delle misure severissime per impedire lo svolgersi delle manifestazioni che comprendono arresti preventivi e l’uso anche dei proiettili per disperdere i manifestanti nei casi di gravi violazioni dell’ordine pubblico.
La rivolta in Ucraina: le opposizioni
Come spesso accade in tutte le rivolte che stanno sconvolgendo il mondo in questi ultimi anni, lo spaccato dei manifestanti è complesso e molto fluido. Secondo uno studio del Nuffield College della Oxford University, svolto con oltre mille interviste faccia a faccia sul posto, la media d’età dei manifestanti si aggira sui 36 anni mentre il 24% ha più di 55, e solo l’8% è composto da persone tra i 65 e i 75 anni. Inoltre la maggioranza di chi è sceso in piazza ha un alto livello di educazione (76%) e dal punto di vista religioso si divide fra ortodossi (33%) e osservanti di rito greco-cattolico (25%). È un movimento al maschile (quasi 60%) e composto soprattutto da persone che non erano mai scese in piazza prima d’ora (38%) o che addirittura non si era mai interessate alla politica (12%).
Le ragioni della protesta sono varie e disparate. Se infatti gli studenti e giovani puntano all’Europa e ai diritti umani, la fascia più “anziana” (30-45 anni) sembra più preoccupata da questioni economiche, politiche e dal livello di corruzione dei politici ucraini. In generale quasi tutti i manifestanti hanno raccontato nel corso delle interviste di aver “attraversato troppe ingiustizie” e di sentirsi chiamati in causa per il futuro del loro paese.
Anche dal punto di vista politico l’opposizione si presenta divisa in tre leader: l’ex pugile Vitali Klitschko, deputato presso l’Alleanza democratica ucraina per la riforma e sostenitore dell’Unione europea, l’ex ministro degli Esteri Arseniy Yatsenyuk, del partito di Yulia Timoshenko (ex primo ministro, ora agli arresti), seconda forza politica del paese e da Oleh Tyahnybok, leader dei nazionalisti di estrema destra di «Svoboda» (Libertà) e principali responsabili delle manifestazioni più violente.
La rivolta in Ucraina: cosa c’è dietro
Quello che sta succedendo in questi giorni in Ucraina è anche il frutto di una battaglia geopolitica tra la Russia e l’Unione Europea per il controllo dei ricchissimi giacimenti di gas del paese.
Il tutto nasce dalla cronica dipendenza energetica di Bruxelles costretta ad importare oltre la metà del suo fabbisogno di combustibili fossili. Sin dal 2011 la Russia si è affermata come primo esportatore energetico in Europa, battendo la concorrenza di Norvegia, Algeria e altri paesi arabi. Forte della sua posizione dominante, Mosca ha quindi lanciato una serie di politiche tese a puntellarne ulteriormente il suo primato e per cercare di assetare l’Europa, isolandola dai suoi fornitori energetici, e quindi aumentare ancora di più il prezzo delle sue esportazioni. Infatti alcuni paesi dell’area ex Urss, come il Kazakistan, pur indirizzando più del 50% delle proprie esportazioni di gas e petrolio in Europa, sono ancora estremamente dipendenti dalla Russia a causa della loro carenza di infrastrutture per le esportazioni.
Per l’Unione Europea, quindi, l’Ucraina con i suoi quasi 40 mila chilometri di gasdotti (a fronte dei 33 mila chilometri cubi presenti sul territorio russo) rappresenta una partner economico troppo importante per essere lasciato alla mire energetiche di Putin. A sua volta la Russia non può accettare in nessun modo che l’Ucraina firmi qualsiasi accordo con la Ue, perché ciò comporterebbe la perdita del suo monopolio energetico.
Ecco perché la rivolta in Ucraina non rappresenta per le cancellerie mondiali una semplice protesta di piazza, ma sono il primo campo di battaglia di una guerra geopolitica tra super potenze mondiali. E mentre si combatte una guerra nascosta, è sempre più concreto il rischio che possa scoppiare una nuova guerra civile alle porte dell’Europa, tra un’ Ucraina occidentale nell’ orbita tedesco-polacca e una orientale nell’ orbita russa.