Teresa Mattei: la Costituente
Teresa Mattei ci ha lasciati ormai un anno fa (il 12 marzo 2013) ma vive nella Costituzione Italiana e in ogni mimosa simbolo della Festa della Donna.
A Teresa Mattei, detta Teresita, madre Costituente dell’Italia repubblicana si deve l’introduzione della locuzione di fatto del comma 2 dell’art 3 della Costituzione che recita “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese“.
Tra i partigiani era detta Chicchi, gli italiani presero a chiamarla Teresina, Teresa Mattei è ricordata anche per aver scelto la mimosa quale simbolo della festa della donna, un fiore povero e diffuso nelle campagne.
Vogliamo oggi ricordarla con le parole del suo intervento alla Camera dei Deputati durante i lavori per la scrittura della Carta Costituzionale
“Noi salutiamo quindi con speranza e con fiducia la figura di donna che nasce dalla solenne affermazione costituzionale e viene finalmente riconosciuta nella sua nuova dignità, nella conquistata pienezza dei suoi diritti, questa figura di donna italiana finalmente cittadina della nuova repubblica.
Ancora poche costituzioni nel mondo riconoscono così esplicitamente alla donna la raggiunta affermazione dei suoi pieni diritti. Le donne italiane lo sanno e sono fiere di questo passo sulla via dell’emancipazione femminile e insieme dell’intero progresso civile e sociale.
È, questa conquista, il risultato di una lunga e faticosa lotta di interi decenni. (…) in una società che da lungo tempo ormai ha imposto alla donna la parità dei doveri, che non le ha risparmiato nessuna durezza nella lotta per il pane, nella lotta per la vita e per il lavoro, in una società che ha fatto conoscere alla donna tutti questi pesi di responsabilità e di sofferenza prima riservati normalmente solo all’uomo, che non ha risparmiato alla donna nemmeno l’atroce prova della guerra… salutiamo finalmente come un riconoscimento meritato e giusto l’affermazione della completa parità dei nostri diritti”