Tutto vero!
Vorrei proporre alcune riflessioni sul processo e la condanna di Berlusconi. Ho sempre pensato che di quella vicenda le ripetute telefonate in questura per il rilascio della minorenne siano la questione più rilevante. Vorrei provare a spiegare perché provando a prendere sul serio le spiegazioni dell’accaduto dare dall’imputato e dai suoi sostenitori.
1. B. credeva davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Immaginiamo per un attimo che sia vero. Il presidente del consiglio viene a sapere che la nipote di una capo di stato è trattenuta in questura con l’accusa di furto.
Cosa fa? Si adopera perché sia rilasciata per evitare un incidente diplomatico. Dunque impariamo da questa storia che se si è nipoti di un capo di stato – secondo l’allora presidente del consiglio – si ha l’impunità. Possiamo chiederci in base a quale trattato internazionale? Sono fissati anche i reati per i quali si ha l’impunità? Se Ruby era stata fermata per omicidio o droga, valeva lo stesso? A me pare che questa idea che i potenti e i loro parenti non siano soggetti alle leggi e alle normali procedure sia indicativa di una cultura politica e mi pare confermi una certa idea e pratica del potere che B ha dimostrato tante volte di condividere. Ad esempio, dando per buona la tesi della buona fede sulla identità di Ruby, non avrebbe avuto più senso allertare la rappresentanza diplomatica egiziana? Non ci saranno per caso delle procedure da paese civile da attivare in questi casi, salvaguardando le nostre istituzioni e il fatto, cioè, che la nipote di Mubarak, il figlio di Totti, la zia della signora Maria (che appunto non è nessuno), e una ragazza arrestata alla scuola Diaz abbiano tutti/e un trattamento giusto e uguale davanti alla legge? Anche dando per buona la tesi “ho chiamato perché credevo fosse la nipote di Mubarak”, mi pare che la cosa sia di una gravità eccezionale che dice tutto sull’idea di giustizia, di uguaglianza davanti alla legge e del potere che B propone. Questo si può dire, oppure è essere giustizialisti?
2. Un’altra tesi sostiene che B. abbia chiamato quella notte per aiutare una povera minorenne in difficoltà. Ora chi sostiene questa tesi dice anche che B credesse alla storia della parentela con Mubarak. Per pietà di patria non mi soffermo sulla incongruenza tra essere una povera ragazza in difficoltà e essere la nipote di un capo di stato che mi pare avesse accumulato anche un bel po’ di ricchezze personali. Adesso stiamo facendo il gioco di credere a tutto e allora crediamo anche a questa storia: B è intervenuto per spirito missionario, caritatevole (quindi se ho capito in questo caso l’incidente diplomatico non dovrebbe rientrare…). Immaginiamo che B volesse aiutare questa minore in difficoltà, sa che è stata fermata per furto, e che fa? Che potrebbe fare? Facciamo delle ipotesi: potrebbe mandarle un buon avvocato a sue spese (non gli mancano le conoscenze) per assicurare che i suoi diritti siano tutelati al meglio (immagino che molte ragazze arrestate alla Diaz e torturate a Bolzaneto avrebbero gradito un pensiero simile da parte del primo ministro…). Oppure magari avrebbe potuto interessare i servizi sociali locali perché intervenissero per aiutare la ragazza ; oppure poteva ricorrere ad amicizie personali e mobilitare organizzazioni di volontariato, case famiglia, ecc. per dare una mano. Invece, la grande preoccupazione di B è che la ragazza sia rilasciata più che aiutata e per questo la fa affidare alla Minetti.
Ora non mi interessa mettermi a giudicare la Minetti; ognuno ha la sua opinione della ex consigliera regionale e se ci sono profili penali si discuteranno in tribunale e non su un blog. Credo però che potremmo concordare tutti sul fatto che la Minetti non aveva titoli per intervenire; non era una parente della ragazza, non era una funzionaria egiziana, non mi pare neppure che abbia particolari esperienze nel campo del volontariato con minori in difficoltà. Organizzava feste per B; il tipo di feste è materia di contesa giudiziaria e politica che ora ha trovato una prima verità giudiziaria, ma comunque lo si voglia pensare, se vuoi aiutare una minore in difficoltà, quella che ti organizza le feste è la prima persona che ti viene in mente? Anche a livello politico sono sicuro che B avrebbe avuto risorse vicino al mondo del volontariato cattolico che probabilmente sarebbero venute alla mente di uno che voleva dare una mano alla minore in difficoltà. A scanso di equivoci e al netto di giudizi morali o giudiziari sulla Minetti, possiamo dire che in effetti la consigliera regionale non è che si prese particolarmente cura la cosa, lasciando la minore subito fuori dalla questura. Non so, sono l’unico che si sarebbe immaginato che la portava a casa sua, oppure che la affidava ad una casa famiglia che conosceva attraverso il suo lavoro politico ecc.?
3. Infine la tesi che i giudici di Milano, credo anche quelli di Napoli che indagano sulla compravendita di senatori e deputati, e non so chi altro ancora, siano tutti comunisti. Anche in questo caso, giochiamo a prendere sul serio questa ipotesi. Se capisco bene, quindi, l’idea è che le opinioni politiche dei pubblici ufficiali sono determinanti e
discriminanti.
L’argomento è interessante. Facciamo un esempio: posso rigettare di essere fermato da una volante della polizia perché secondo me la polizia ha una forte componente di destra al suo interno? E non è che sono opinioni… Chiedetelo ai ragazzi e alle ragazze che hanno dovuto baciare le foto di Mussolini o quelli a cui hanno gridato mentre li pestavano “sporco comunista”. Non so potremmo fare la polizia di sinistra per noi altri e quella di destra per quegli altri lì. E poi non mi va che un medico di destra diventa primario perché secondo me non tratterà i pazienti allo stesso modo ma in base all’appartenenza politica. E non parliamo dei professori: dovremmo fare scuole di destra e scuole di sinistra per stare tranquilli. Questo non è uno stato civile, ovviamente, ma un campo di battaglia dove si affrontano delle bande. Invece, a me, come a tanti, sarà capitato di incontrare ottimi poliziotti di destra, che hanno fatto il loro dovere, bravi medici di sinistra che non discriminano nessuno, ottimi studenti di destra che malgrado le mie opinioni personali ho promosso con il massimo dei voti. Non so se i giudici di Milano sono comunisti; ma credo che l’imputato B abbia tutti gli strumenti, molto più di altri imputati, per difendersi e eventualmente proteggersi da possibili abusi. Mi pare ci siano ancora 2 gradi di giudizio. Ma questa idea etnica che le proprie convinzioni si manifestano nel sopraffare chi la pensa in maniera diversa tradisce ancora una volta una idea di società. Tanto per riportare le cose al loro posto: nella storia di Italia a lungo essere comunisti ha significato essere discriminati. Lo possono raccontare gli operai confinati nei reparti “Siberia” delle fabbriche italiane dove si facevano i lavori peggiori e si moriva prima; lo possono raccontare i ragazzi pestati a Genova; lo testimoniano tante forme di discriminazione subite da donne e uomini per la loro appartenenza politica. Certo per uno che ha ripetuto tante volte che Mussolini non ha mai fatto male a nessuno e al massimo mandava gli avversari in villeggiatura, deve essere difficile riconoscere la storia di discriminazione e violenza subita dai comunisti e dalle comuniste italiane. Insomma, qualunque siano le opinioni politiche dei giudici di Milano, dobbiamo dare per scontato che facciano con onestà il loro lavoro; se non è così per i giudici di Milano, allora voglio che non sia così per i poliziotti nelle manifestazioni, i carabinieri nelle caserme, i militari, chi lavora nei servizi segreti, ecc. O la parzialità funziona solo quando il giudice accusa B?
Si ripete che bisogna sconfiggere B alle elezioni e non in tribunale. Secondo me questo è un problema mal posto. Non stiamo facendo una partita di calcio in cui non vogliamo la vittoria a tavolino perché la squadra avversaria ha perso l’aereo. Non si discute di vittoria o sconfitta. Ci sono delle ipotesi di reato, secondo il nostro codice penale (tra parentesi, i politici possono anche proporre ci cambiarlo, abolendo il reato di induzione alla prostituzione, togliendo da mezzo l’aggravante per quella minorile, rendendo legale la concussione, magari si potrebbe fare una legge per abbassare drammaticamente la maggiore età, ecc., ma devono avere il coraggio di farlo), e un processo ad un cittadino, molto noto e potente, quindi pubblico. Si potrebbe citare qui il caso dell’ex ministra Idem che si è dovuta dimettere per alcune irregolarità fatte nella sua vita privata che credo non fossero neppure così rilevanti (ma confesso di non conoscere bene la vicenda). Non è un problema della sinistra e neppure della magistratura risolvere il problema della leadership della destra. Non è che perchè uno è il leader di un partito importante (o magari la nipote di un capo di stato) la legge non vale. La legge vale lo stesso e fa il suo corso. La destra deciderà cosa fare: magari potrà fare del suo leader un martire e capitalizzare su questa storia, o magari espellerlo con disonore, o semplicemente chiedere un passo un dietro in attesa di chiarimenti, o qualunque altra cosa. Non mi interessa e non dovrebbe interessare alla sinistra (e tanto meno ai giudici). Perché io voglio sconfiggere non B ma le destre e la loro idea di società, le loro misure per uscire dalla crisi, la loro visione dei diritti, ecc. Che il loro leader sia colpevole o uno innocente.
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