Vuoto politico, tecnocrazia e populismo montante
Ho sempre avuto i miei dubbi sull’idea che Berlusconi fosse il prodotto delle televisioni e di un parallelo analfabetismo italiano. La realtà è che il populismo non era mai avanzato in Italia fino a che era stato presente il forte e tutto sommato efficace sistema di partiti storici della repubblica. Contrariamente a paesi invece come Austria, Norvegia e Francia, dove i populismi xenofobi hanno superato il 20% pur in presenza di una totale continuità di sistema politico e buone economie. I ceti che hanno votato Berlusconi insomma dopo la Dc e il suo sistema di consenso erano scoperti, e non potevano che andare da lui.
Questo fenomeno di attrazione berlusconiana pare oggi ridimensionato. Ma è difficile che la offerta politica tecnocratica montiana possa raccoglierlo del tutto. Occorreranno anni, e un partito vero, non la finzione algida di Monti. Per l’intanto la persistenza dei vuoti di cui sopra e la tecnocrazia neoliberale gonfiano il nuovo fenomeno di M5S. Infatti, è logico: se la tecnocrazia di Roma e Bruxelles impartisce solo regole pre-politiche, a che servono la politica e i politici? Ecco la forza di Grillo. Una forza che solo una sinistra profondamente sociale, che riformi profondamente Italia ed Eu, potrà sgonfiare, aiutando così finalmente anche la destra a produrre partiti stabili ed europei. Ma il punto è questo. Non si cerchino altre spiegazioni nella endemica ed incoercibile malattia italiana da populismo. Che come si diceva non esiste di per sé. Se non, come sempre, come alibi per i cinici.